giovedì 18 Settembre 2025
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Truffa in Puglia: Arrestati e 50 indagati per frode fiscale e previdenziale

Un sofisticato schema di frode fiscale e previdenziale, orchestrato nel cuore della Puglia, ha portato all’arresto di due individui e coinvolge un’ampia rete di cinquanta persone, con un danno erariale stimato a 600.000 euro.
L’indagine, condotta dai finanzieri del comando provinciale di Barletta, ha svelato un complesso meccanismo volto a eludere il sistema contributivo e a sottrarre risorse allo Stato attraverso la creazione di società di comodo e la falsificazione di prestazioni di servizi.

Al centro dello schema vi erano un consulente del lavoro originario del Barese e un militare della Guardia di Finanza, entrambi quarantenni, accusati di associazione a delinquere finalizzata alla frode, truffa aggravata per ottenere erogazioni pubbliche illegittime, falsità ideologica, violazione del segreto d’ufficio e reati tributari.

L’inchiesta, condotta dalla Procura di Trani, ha portato all’identificazione di ulteriori 48 indagati, con differenti gradi di coinvolgimento.

Le indagini, avviate a seguito di un’allarmante segnalazione da parte dell’INPS, che aveva rilevato significative anomalie nei versamenti previdenziali, hanno fatto luce su un sistema deliberatamente strutturato per generare profitti illeciti.
Il modus operandi prevedeva la costituzione di società “ad hoc”, apparentemente operanti nel settore dei servizi, le quali assumevano formalmente numerosi dipendenti.

Questi lavoratori, tuttavia, non prestavano effettivamente alcuna attività lavorativa, mentre le società generavano fatture per servizi inesistenti, destinati a imprese con sede in diverse regioni del Nord Italia.
La complessa architettura della frode si sosteneva su un’abile manipolazione dei dati e una sofisticata gestione dei flussi finanziari.
Gli stipendi, accreditati su conti correnti e carte prepagate a nome dei dipendenti fittizi, venivano poi “monetizzati” dall’associazione criminale, e una consistente commissione, pari al 22%, veniva trattenuta dai due principali artefici del sistema.
Le indagini hanno inoltre rivelato la presenza di due nuclei distinti all’interno dell’organizzazione.
Il primo, gestito dal finanziere arrestato, presentava caratteri di tipo “familiare”, coinvolgendo i suoi parenti.
Il secondo, di natura prevalentemente “professionale”, vedeva i due arrestati operare in sinergia con soggetti economici con sede nel Nord Italia, creando una catena di responsabilità che si estendeva oltre i confini provinciali.

Il sequestro di beni, il cui valore corrisponde all’ammontare della frode, rappresenta una misura volta a recuperare le risorse sottratte illecitamente al sistema previdenziale e a garantire un risarcimento del danno erariale.
L’inchiesta solleva interrogativi significativi sulla capacità di controllo e di vigilanza dei sistemi di monitoraggio dei versamenti contributivi e sulla possibilità di individuazione e prevenzione di schemi di frode di questa portata.
La vicenda sottolinea, inoltre, la necessità di una collaborazione sempre più stretta tra le forze dell’ordine, la magistratura e gli enti preposti alla gestione del sistema previdenziale per contrastare efficacemente i fenomeni di evasione fiscale e di elusione contributiva.

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