L’emergenza ambientale e sociale che affligge le aree limitrofe all’ingresso delle imprese all’interno dello stabilimento ex Ilva di Taranto e lungo i sottopassi che collegano la strada consortile alla SS7, ha recentemente innescato un’azione di riqualificazione urgente, orchestrata dal Consorzio Asi. L’intervento, ben più di una semplice pulizia, rappresenta un tentativo di arginare una problematica strutturale, derivante dall’abbandono di responsabilità e dalla mancanza di un sistema integrato di gestione del territorio.Le operazioni in corso hanno già estratto ingenti quantità di rifiuti, prevalentemente di origine domestica, un dato significativo che sottolinea l’uso improprio di aree industriali come discariche informali. La situazione evidenzia una profonda disconnessione tra le necessità operative dello stabilimento siderurgico e la responsabilità collettiva per il decoro urbano.Il Consorzio Asi, sollecitato da segnalazioni insistenti da parte dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali, ha attivato un tavolo di confronto che include, in modo formale, anche la Prefettura, riconoscendo la necessità di un approccio coordinato e multidisciplinare. La gravità della situazione impone una visione che trascenda la mera gestione dei rifiuti, mirando a una ridefinizione delle responsabilità e all’adozione di strategie di prevenzione.“Non è sostenibile, né eticamente accettabile, che il Consorzio ASI si trovi a farsi carico, in maniera esclusiva, dei costi legati al mantenimento del decoro urbano in zone frequentate quasi esclusivamente dai dipendenti dell’acciaieria,” ha dichiarato il presidente del Consorzio, Costanzo Carrieri. La sua dichiarazione è un appello esplicito a una redistribuzione delle responsabilità, volto a sollecitare un coinvolgimento attivo da parte di tutti gli attori coinvolti: aziende, istituzioni locali, e la stessa comunità.L’introduzione di sistemi di videosorveglianza, con l’impiego di fototrappole, è un segnale tangibile di un irrigidimento delle misure di controllo, finalizzato a identificare e sanzionare i comportamenti scorretti che contribuiscono all’accumulo di rifiuti. Tuttavia, la misura rappresenta solo una risposta sintomatica, e non risolutiva, del problema.Il presidente Carrieri ha sottolineato con forza la necessità di una collaborazione sinergica e di soluzioni condivise, basate su un’analisi approfondita delle cause strutturali che alimentano questa emergenza. Ciò implica un ripensamento del modello di sviluppo industriale, che non possa prescindere da una gestione integrata del territorio, dalla promozione di comportamenti responsabili, e da un investimento costante nell’educazione ambientale. La sfida non è solo ripulire l’area, ma trasformare la mentalità e creare una cultura del rispetto per l’ambiente e la collettività, affinché simili situazioni non si ripetano. È imperativo superare una logica di gestione emergenziale e abbracciare un approccio strategico, orientato alla prevenzione e alla sostenibilità a lungo termine.
Taranto, emergenza rifiuti: il Consorzio ASI al lavoro per bonificare.
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