L’eco del caso Sedda, l’uomo trovato senza vita a Porto Torres quattro anni or sono, risuona nuovamente con l’interrogatorio di garanzia di Emanuele Sircana, oggi ventenne, dinanzi al giudice per le minorenni. Un atto cruciale nel procedimento che vede il giovane imputato per l’omicidio di Mario Sedda, vicenda avvolta in una coltre di mistero e dolore.Sircana, assistito dall’avvocata Alessandra Delrio, ha scelto di esercitare il diritto al silenzio, ma ha rilasciato dichiarazioni spontanee al giudice, definendo la vittima “un bravo uomo”. Questo dettaglio, apparentemente incongruo con la gravità delle accuse, introduce una complessità interpretativa nel quadro investigativo, sollevando interrogativi sulla dinamica dell’incontro tra Sircana e Sedda e sul suo ruolo effettivo nella tragedia.La decisione del giudice ha confermato la custodia cautelare in carcere, un provvedimento che riflette la delicatezza e la pericolosità del caso, nonché la necessità di garantire l’impossibilità di contatto con testimoni o la compromissione di prove. Il giovane è stato riaccompagnato nel centro di detenzione minorile di Quartucciu, un ambiente in cui le dinamiche sociali e psicologiche giocano un ruolo fondamentale nel percorso di riabilitazione.L’avvocata Delrio, nel commentare la situazione, ha espresso la speranza di un’accelerazione delle indagini da parte della Procura, sottolineando la convinzione che il lavoro investigativo non sia ancora concluso. L’attenzione si concentra ora sull’analisi delle nuove acquisizioni e sulla possibile individuazione di ulteriori elementi che possano chiarire i contorni dell’accaduto. L’espressione di cordoglio rivolta alla famiglia della vittima suggerisce un tentativo di umanizzare l’imputato, in un contesto emotivamente carico.La morte di Mario Sedda, scoperta il 1° aprile 2021, si era inizialmente presentata come un decesso naturale, per poi rivelare la brutalità di un omicidio premeditato. L’autopsia aveva svelato la presenza di una lama di ceramica spezzata conficcata nel volto, segno di una violenza inaudita. Il corpo era stato sottoposto a torture, percosse e ripetute aggressioni, culminate in una serie di coltellate e nella successiva profanazione con sostanze chimiche, un atto di estrema ferocia che testimonia un livello di rabbia e disprezzo verso la dignità umana.Le indagini, fin dall’inizio, si sono rivelate particolarmente complesse, intrecciando diverse piste e coinvolgendo inizialmente tre persone, due trentenni e un minorenne, le cui abitazioni furono sottoposte a perquisizione. L’arresto di Sircana, il 4 giugno, ha segnato una svolta significativa, portando alla luce la sua presunta responsabilità per omicidio volontario e vilipendio di cadavere, presumibilmente commesso in concorso con persone ancora da identificare. La presenza di complici suggerisce una rete di relazioni e dinamiche sociali che potrebbero gettare luce sulle motivazioni e la pianificazione dell’omicidio. L’inchiesta, ora, è chiamata a ricostruire questa rete e a identificare tutti i responsabili, svelando la verità dietro la tragedia di Mario Sedda.
Caso Sedda, interrogatorio chiave: Sircana serba il silenzio
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