In occasione del cinquantesimo anniversario de *Lo squalo*, l’associazione sportiva Acquaforma, con sede a Calasetta (Sulcis Iglesiente, Sardegna), ha promosso un’iniziativa di nuoto simbolica nel Mar Rosso, a Sharm El Sheikh, dal 30 novembre al 7 dicembre.
L’evento, che ha visto la partecipazione di nuotatori di diversi livelli, si pone l’obiettivo di demistificare le paure irrazionali legate alla presenza degli squali negli oceani e di proporre una prospettiva più razionale e scientifica sulla loro interazione con l’uomo.
L’associazione, guidata da Giovanni Giacobbe, sottolinea come la percezione pubblica dello squalo sia ampiamente distorta dalla rappresentazione cinematografica e mediatica, spesso amplificata da eventi tragici.
Pur riconoscendo la gravità delle perdite umane associate agli attacchi di squali, l’associazione pone l’attenzione su dati statistici che evidenziano un andamento in diminuzione.
Secondo l’International Shark Attack File, un database globale specializzato, il 2024 ha registrato 47 attacchi non provocati dall’uomo, un dato significativamente inferiore alla media decennale di 70 eventi.
È cruciale contestualizzare questi numeri all’interno di una più ampia analisi dei rischi associati alla fauna selvatica.
Lo squalo, nonostante la sua immagine spaventosa, occupa una posizione relativamente bassa nella classifica degli animali più pericolosi per l’uomo.
In netto contrasto con l’aura di predone inarrestabile, insetti come le zanzare (portatrici di malaria) causano decine di migliaia di decessi ogni anno.
Seguono serpenti, cani, coccodrilli e ippopotami, tutti responsabili di un numero di vittime molto superiore a quello degli squali.
La disparità è abissale: lo squalo si colloca al quindicesimo posto, ben al di sotto di animali come lupi e leoni, che pur suscitando meno timore, rappresentano un pericolo maggiore.
L’iniziativa di Acquaforma si propone quindi di promuovere una maggiore consapevolezza del ruolo ecologico dello squalo come predatore chiave per la salute degli ecosistemi marini, un ruolo che contribuisce a mantenere l’equilibrio della catena alimentare.
L’associazione invita a considerare gli incidenti che coinvolgono squali come tragici eventi isolati, spesso legati a cambiamenti ambientali, alla pressione antropica sugli habitat marini e a comportamenti umani imprudenti.
Infine, l’associazione pone l’accento su un dato di fatto spesso dimenticato: il rischio di annegamento e di malori in acqua, che ogni anno causa un numero di decessi compreso tra i 350 e i 400, un ordine di grandezza superiore a quello degli attacchi mortali da parte degli squali.
L’obiettivo è chiaro: superare la paura irrazionale e promuovere una cultura del mare basata sulla conoscenza, il rispetto e la sicurezza.
L’eredità de *Lo squalo* rimane un’opera d’arte potente, ma non deve offuscare la realtà scientifica e l’importanza di proteggere questi magnifici predatori marini.






