Fabio Saiu, artista algherese classe 1971, propone una provocazione artistica inaspettata: un “Toilet Museum” all’interno di un ristorante affacciato sui bastioni della città. L’iniziativa, più che una semplice mostra, rappresenta una decostruzione giocosa e riflessiva del concetto di arte e del suo rapporto con lo spazio quotidiano, un’inversione di prospettiva che affonda le sue radici nell’eredità di Marcel Duchamp.Mentre Duchamp, con il suo “Fontana”, aveva irrotto nel mondo dell’arte portando un oggetto industriale – l’orinatoio – all’interno di un museo, Saiu compie il percorso inverso, trasfigurando uno spazio di servizio, un bagno, in un luogo di contemplazione artistica. L’esposizione non si limita a un mero atto di collocazione di opere; è un tentativo di dialogare con l’ambiente circostante, di interrogare le convenzioni estetiche e di stimolare una riflessione sul ruolo dell’arte nella società contemporanea.L’intervento di Saiu si articola in una serie di sculture e disegni che fondono l’omaggio alla tradizione artistica con elementi iconografici legati al mondo della gastronomia e all’identità culturale sarda. Un esempio emblematico è la reinterpretazione del David di Michelangelo, trasfigurato in una figura punk, con il cervello sostituito da un’improbabile corona di gnocchetti sardi, riso Venere e bucatini, simbolo di una vitalità popolare e di un’ironia dissacrante. Altre opere evocano il paesaggio e le tradizioni algheresi: le antiche ginchette, il sughero, elemento distintivo dell’industria sarda, si intrecciano a richiami alla città vecchia e a Capo Caccia, creando un immaginario suggestivo e riconoscibile.La monografia dell’artista, disponibile per la consultazione all’interno del “Toilet Museum”, offre una panoramica completa del suo percorso creativo, testimoniato da oltre ventitré anni di lavoro e arricchito dalle voci di amici e colleghi che hanno accompagnato la sua evoluzione artistica. Un percorso che è stato fin da subito riconosciuto da figure di spicco come Pinuccio Sciola, che ne curò la prima mostra, e Paolo Fresu, che ne ha sostenuto l’opera fin dalle prime fasi, invitandolo a partecipare al prestigioso festival Time in Jazz.L’iniziativa, come confessa lo stesso Saiu, è nata anche dalla conversazione con un collezionista che desiderava nobilitare un bagno anonimo con un’opera d’arte di prestigio. Il “Toilet Museum” si configura dunque come una sfida: avvicinare un pubblico eterogeneo, “inconsapevole”, a un’esperienza artistica inusuale, suscitando domande e stimolando il dibattito, al di là delle barriere tra profani ed esperti. Un’occasione per ripensare il concetto di spazio espositivo, l’accessibilità all’arte e il suo potere di trasformazione.
Saiu, il Toilet Museum: arte, provocazione e ironia a Alghero.
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