La fragilità economico-sociale della Sardegna si riflette in maniera particolarmente acuta nel panorama pensionistico, un quadro che emerge con chiarezza da recenti analisi condotte dalla Uil.
I dati rilevati dipingono una realtà complessa, dove l’importo medio delle pensioni, attestato a 867 euro mensili, si discosta significativamente dalla media nazionale di 1.020 euro, evidenziando un divario che amplifica le disuguaglianze interne all’isola.
Questa disparità non è uniforme: le aree interne e le province del Sud Sardegna e di Nuoro, storicamente marginalizzate e con una vocazione economica più legata a settori a bassa produttività, mostrano una concentrazione di pensioni inferiori alla soglia dei 1.000 euro che incide pesantemente sulla qualità della vita di una fetta considerevole di anziani.
La situazione è ulteriormente aggravata dal costo della vita, intrinsecamente più elevato in Sardegna a causa dei costi di trasporto e logistica legati all’insularità, un fattore che erode il potere d’acquisto e rende ancora più precaria l’esistenza di chi percepisce redditi limitati.
Al di là dei meri numeri, questa analisi solleva questioni profonde relative alla giustizia sociale e alla sostenibilità del sistema previdenziale nel contesto sardo.
Non si tratta semplicemente di un deficit quantitativo, ma di una manifestazione più ampia di un problema strutturale che affligge l’economia dell’isola, limitando le opportunità di sviluppo e perpetuando un ciclo di precarietà.
Come sottolinea Fulvia Murru, segretaria generale della Uil Sardegna, la situazione attuale impone un cambio di passo, un intervento mirato e sistemico che vada oltre le semplici misure palliative.
È urgente una riforma strutturale che non si limiti a garantire la mera sussistenza, ma che promuova una reale inclusione sociale e un miglioramento della qualità della vita per i pensionati.
La perequazione automatica delle pensioni, un pilastro del sistema previdenziale, deve essere potenziata e integrata da un coefficiente di compensazione territoriale, un meccanismo capace di tenere conto delle specificità regionali e di mitigare gli effetti del costo della vita più elevato.
Parallelamente, è fondamentale un rilancio del potere d’acquisto e dei consumi interni, attraverso una politica fiscale più equa che alleggerisca il carico sui redditi da pensione e stimoli l’economia locale.
La Uil Sardegna ribadisce con forza la necessità di una politica economica che ponga al centro le persone, riconoscendo il ruolo cruciale dei pensionati come custodi della memoria collettiva e come motore di sviluppo sociale.
Proteggere i pensionati significa difendere la coesione sociale, preservare il capitale umano e investire nel futuro della comunità sarda, garantendo un’esistenza dignitosa e offrendo opportunità di partecipazione attiva alla vita sociale e culturale dell’isola.
La sfida è complessa, ma la posta in gioco è troppo alta per non affrontarla con determinazione e lungimiranza.







