“Non nutro alcun timore, poiché la mia coscienza è chiara: durante la mia presidenza regionale, non ho compiuto atti riconducibili a qualsivoglia forma di corruzione. Al contrario, sono disponibile a rispondere a ogni domanda, a fornire ogni chiarimento necessario, per poter tornare immediatamente a dedicarmi con slancio alle complesse sfide che la nostra regione affronta quotidianamente. Il tempo che mi viene sottratto da queste accuse, queste “sciocchezze” come le definisco, mi impedisce di concentrarmi sulle questioni cruciali che richiedono la mia piena attenzione.”Affermava Roberto Occhiuto in un’intervista, ribadendo la sua intenzione di collaborare con la Procura di Catanzaro, una scelta che definisce essenziale per ristabilire la verità e dissipare le ombre che gravano sulla sua immagine.L’inchiesta che lo coinvolge, insieme all’ex socio Paolo Posteraro e all’amministratore unico di Ferrovie della Calabria Ernesto Ferraro, ha generato un turbinio di interrogativi e insinuazioni. Occhiuto si difende, sottolineando come la sua posizione sia stata fraintesa e strumentalizzata. Riferendosi alla nomina del socio in questione, nominato successivamente alla carica di collaboratore della sottosegretaria Matilde Siracusano, Occhiuto spiega che la decisione fu condivisa con la sua compagna, poiché riconoscevano le sue elevate competenze professionali – un curriculum costellato da esperienze significative nel mondo della politica e del giornalismo, oltre all’importante background familiare.”Non ho personalmente dato alcun incarico,” insiste Occhiuto, “e avrei potuto farlo, ma non l’ho fatto.” Critica aspramente la stampa, in particolare il quotidiano Domani, accusandolo di agire come un braccio operativo del Tribunale, alimentando un clima di pregiudizio e disinformazione. Esprime frustrazione per l’immagine distorta che viene proiettata di sé e della Regione Calabria, un’immagine che contrasta con la realtà.Evidenzia una tendenza preoccupante: quasi tutti i presidenti regionali calabresi, a prescindere dall’orientamento politico, sono stati coinvolti in procedimenti giudiziari, spesso conclusi con archiviazione o assoluzione, ma sufficienti a infliggere danni irreparabili alla loro reputazione e alla stabilità politica della regione. “Non permetterò che questo accada a me,” dichiara con fermezza.Annuncia la sua intenzione di ricandidarsi, rivolgendo ai cittadini calabresi la richiesta di un verdetto diretto: “Chiederò ai calabresi di giudicare se sono degno di amministrare la Regione e se il mio operato è stato all’altezza delle aspettative. Sarà il popolo, non i tribunali o i giornali, a decidere il mio futuro.” Questo appello a un giudizio popolare è un tentativo di riaffermare la propria legittimità e di superare l’onda di critiche e sospetti che lo investono.
Occhiuto: Pronto a difendermi, il popolo giudichi la mia azione
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