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Inchiesta a Milano: Commistione Funzioni e Abusi Urbanistici

L’inchiesta in corso a Milano ha portato alla luce una commistione funzionale che solleva interrogativi profondi sul rispetto della normativa in materia di beni culturali e pianificazione urbana.

Il Comune, secondo quanto emerso dalle indagini e confermato dall’analisi di esperti come l’ex professore di urbanistica Alberto Roccella, si sarebbe reso responsabile di una violazione del ‘Codice dei beni culturali e del paesaggio’ (D.
Lgs.
42/2004).

La natura di questa violazione non è una mera formalità amministrativa, ma un’alterazione strutturale del sistema di controllo urbanistico.
Il cuore del problema risiede nell’attribuzione di compiti in materia di urbanistica ed edilizia alla Commissione per il Paesaggio, un organo originariamente concepito per garantire la tutela del patrimonio paesaggistico.
Questa commistione, protrattasi a partire dal 2014, ha di fatto mascherato decisioni di rilevante impatto, spesso con implicazioni economiche significative, dietro la facciata della salvaguardia del paesaggio.

In altre parole, si è creata una situazione in cui decisioni riguardanti la costruzione, la ristrutturazione e la trasformazione del territorio, tipicamente di competenza di altri organi, venivano gestite attraverso un’entità il cui mandato primario era la tutela paesaggistica.
Questa operazione, se confermata integralmente, non è semplicemente un errore di competenza, ma suggerisce un tentativo, a vari livelli, di aggirare i controlli e le procedure standard previste dalla legge.

L’utilizzo della Commissione Paesaggio come “deposito” di funzioni urbanistiche ed edilizie ha potenzialmente permesso l’approvazione di progetti che, altrimenti, avrebbero incontrato maggiori resistenze o sarebbero stati respinti, sfruttando la percezione di una maggiore “sensibilità” ambientale da parte dell’organo.

La questione solleva interrogativi fondamentali sulla separazione delle funzioni e sulla trasparenza del processo decisionale.

Un sistema sano di governance urbanistica richiede una netta distinzione tra gli organi di controllo e quelli di decisione, al fine di evitare conflitti di interesse e garantire l’imparzialità delle valutazioni.
La commistione di competenze, inoltre, rischia di compromettere la legittimità delle decisioni, minando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Le conseguenze di questa vicenda si estendono oltre il mero accertamento della responsabilità amministrativa.

L’inchiesta apre un dibattito cruciale sulla necessità di una revisione complessiva del sistema di pianificazione urbana a Milano, con particolare attenzione al ruolo e alle competenze delle commissioni paesaggistiche e alla necessità di rafforzare i controlli e la trasparenza del processo decisionale, affinché la tutela del paesaggio non venga utilizzata come facciata per decisioni che ne compromettono irrimediabilmente la bellezza e la funzionalità.

La vicenda richiede una riflessione approfondita non solo a livello locale, ma anche a livello nazionale, per prevenire che situazioni simili possano verificarsi in altre città e regioni.

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