Il suo viaggio non fu una semplice peregrinazione, ma un’immersione radicale nell’anima del pianeta.
Abbandonò le certezze di un’esistenza convenzionale, affidandosi al ritmo inesorabile delle stagioni e alla silenziosa testimonianza di Ezio, il suo fedele passeggino da trekking, compagno di ventura indispensabile.
Non si trattò di una corsa a tappe, una scalata alla fama o una performance da esibire.
Fu una scelta deliberata di abbandono, un atto di ribellione gentile verso la fretta e la superficialità del mondo contemporaneo.
L’Europa, con la sua storia sedimentata in ogni pietra e in ogni sguardo, fu il primo assaggio di questa nuova vita.
Percorse le sue arterie fluviali, si arrampicò sui suoi monti secolari, assaporò i sapori autentici delle sue cucine regionali, ascoltò le storie sussurrate dai suoi abitanti.
Poi, l’orizzonte si allargò verso il Sud America, un continente pulsante di vitalità e contrasti, dove la giungla incontra la civiltà, dove la magia convive con la miseria.
Lì, apprese il valore della resilienza, la forza di chi non si arrende mai, nonostante le avversità.
L’Asia, e in particolare India, si rivelò un vero e proprio banco di prova spirituale.
Cinque mesi trascorsi nel cuore del subcontinente rappresentarono un’esperienza trasformativa, un percorso di introspezione profonda.
Lì, tra i colori vividi dei sari, il profumo incenso e il mormorio incessante della vita, la sua percezione del tempo si allentò, il suo ego si dissolse, la sua connessione con l’umanità si intensificò.
Si confrontò con il concetto di *maya*, l’illusione che ci impedisce di vedere la vera natura della realtà, e imparò a riconoscere la sacralità in ogni cosa, anche nelle piccole cose.
Ezio, il passeggino, non fu solo uno strumento per trasportare il suo equipaggiamento.
Divenne un simbolo della sua scelta, un punto fermo in un mondo in continuo movimento, un invito alla lentezza, alla contemplazione, alla condivisione.
I bambini che lo guardavano giocare con la polvere, gli anziani che gli offrivano un sorriso, i viaggiatori che si fermavano a scambiare due parole: ogni incontro, un piccolo tesoro, una conferma del suo cammino.
Il viaggio non finì con l’arrivo in una meta geografica precisa.
Continuò ad evolversi in lui, trasformando la sua visione del mondo, la sua comprensione di sé, il suo modo di relazionarsi con gli altri.
Ezio, il suo fedele compagno, testimone silenzioso di questa metamorfosi, lo attendeva, pronto per la prossima avventura, perché il vero viaggio, dopotutto, è quello interiore.