## Un’Epoca al Tramonto, un’Alba di Nuove Ambizioni: Tra Downton Abbey e L’Età Dorata AmericanaL’eco di un’era che si congeda, la promessa di un futuro in divenire. Il pubblico, ancora scosso dalla scomparsa di un iconico universo narrativo, attende con trepidazione il gran finale di *Downton Abbey: Il Gran Finale*, distribuito nelle sale italiane dall’11 settembre. Un film che segna la conclusione di una saga televisiva che ha saputo catturare l’immaginazione di milioni di spettatori, tessendo un affresco vivido e complesso della nobiltà inglese nel tumultuoso passaggio tra i due secoli.La nostalgia per l’eleganza, i rituali e le dinamiche familiari di Downton Abbey è palpabile, e molti trovano un barlume di conforto e familiarità nell’arrivo di *The Gilded Age*, la nuova serie di Julian Fellowes, disponibile in contemporanea con gli Stati Uniti dal 9 giugno su Sky. Lungi dall’essere un semplice sostituto, *The Gilded Age* rappresenta un’evoluzione naturale del talento di Fellowes, che ci trasporta oltre l’Atlantico, nell’opulenta e dinamica New York di fine Ottocento. Qui, l’aristocrazia consolidata e le nuove ricchezze industriali si scontrano in una lotta per il potere e l’influenza, dove la tradizione si erode sotto la pressione dell’innovazione e la mobilità sociale, una volta impensabile, inizia a farsi strada.Se a Downton Abbey abbiamo osservato la lenta, inesorabile erosione dei privilegi di una classe dominante, in *The Gilded Age* assistiamo all’ascesa vertiginosa di una nuova élite, determinata a riscrivere le regole del gioco. Bertha Russell (Carrie Coon), con la sua ambizione implacabile, e George Russell (Morgan Spector), con le sue audaci iniziative ferroviarie, incarnano lo spirito indomito di un’epoca in cui il progresso tecnologico e la speculazione finanziaria promettono ricchezze illimitate, ma rischiano di travolgere chi non è pronto a reinventarsi. Dall’altra parte, la famiglia Brook, pilastro della vecchia guardia, si ritrova a navigare in acque agitate, mentre la posizione di Ada, figlia della matriarcale Agnes, mette a dura prova i confini della rispettabilità sociale.*Downton Abbey: Il Gran Finale* offre uno sguardo malinconico al passato, un omaggio commovente ai personaggi che hanno saputo conquistare il cuore del pubblico. L’immagine di un dipinto della Contessa Madre, Violet Crawley (interpretata dalla compianta Maggie Smith), appeso al muro, evoca la saggezza, l’ironia tagliente e la profonda umanità che hanno reso il personaggio indimenticabile. Il film riaccoglie un cast stellare, tra cui Hugh Bonneville, Michelle Dockery e Joanne Froggatt, offrendo al contempo un assaggio di nuovi volti, come Joely Richardson e Alessandro Nivola, che portano con sé misteri e intrighi. Il ritorno dei membri della servitù, Carson, Hughes, Barrow e Daisy, non è solo un gesto di affetto nei confronti dei fan, ma anche un modo per sottolineare l’importanza del personale di servizio, spesso relegato in secondo piano, ma essenziale per il funzionamento della casa e per il mantenimento dei legami sociali. Le loro storie, le loro ambizioni e le loro scelte riflettono i profondi cambiamenti che stanno investendo la società inglese.Mentre *Downton Abbey* si congeda, *The Gilded Age* ci invita a esplorare un nuovo capitolo, un’era di opportunità e di sfide, di ambizioni sconsiderate e di promesse non mantenute. La serie non si limita a raccontare la storia di una famiglia, ma offre un ritratto vivido di un’epoca cruciale nella storia americana, un’epoca in cui il sogno del progresso si scontra con le realtà del potere e dell’ineguaglianza. Entrambe le serie, pur ambientate in contesti geografici e storici differenti, ci offrono uno sguardo profondo sulla condizione umana, sulla fragilità dei legami sociali e sulla forza inestinguibile dello spirito umano.