Il ruggito degli insulti, la stigmatizzazione pubblica, l’accusa di tradimento: “Vergogna, ladro, sei un criminale”. Un’onda di odio collettivo si infrange su un nome, Enzo Tortora. Parole come “maledetto” e “vigliacco” si confondono con un’implorazione distorta: “Devi morire in carcere.” Un’eco di quelle che risuonarono a suo carico, un’eco che riecheggia ancora, quasi cinquant’anni dopo.Il 17 giugno 1983 segnò l’inizio di un incubo giudiziario. L’arresto di Enzo Tortora, volto noto della televisione italiana, scosse profondamente l’opinione pubblica. Un conduttore televisivo, figura apparentemente distante dai bassifondi e dalla criminalità organizzata, veniva dipinto come un complice, un affarista colluso con la camorra napoletana. La rapidità e l’intensità con cui le accuse si concretizzarono, alimentate da un clima di panico e di forte isteria collettiva, contribuirono a costruire un’immagine distorta e ingiusta.La nuova serie “Portobello”, diretta da Marco Bellocchio, promette di scavare a fondo in questa vicenda complessa e dolorosa. Le prime immagini, rilasciate in occasione dell’anniversario dell’arresto, preannunciano un’opera che non si limiterà a ripercorrere gli eventi, ma che ne analizzerà le radici storiche, sociali e politiche.La vicenda Tortora è molto più di un caso giudiziario. È un microcosmo che riflette le tensioni di un’Italia lacerata dalla violenza delle organizzazioni criminali, dalla corruzione e dalla fragilità delle istituzioni. La superficialità delle indagini, la scarsa verificabilità delle testimonianze e la pressione mediatica hanno giocato un ruolo determinante nel condannare un uomo innocente.“Portobello” si propone di esplorare le dinamiche del potere, il rapporto tra televisione e giustizia, il peso del pregiudizio e la difficoltà di ristabilire la verità. La serie non sarà un’apologia di Tortora, ma un’indagine lucida e spietata su un’epoca oscura e sui suoi protagonisti, un’epoca in cui il sospetto e la paura hanno prevalso sulla ragione e sulla giustizia. La sua uscita, prevista per il 2026 su HBOMax, rappresenta una data importante per la memoria collettiva, un’occasione per riflettere su un errore giudiziario che ha segnato profondamente la storia d’Italia. Il racconto si concentrerà sulla complessità delle relazioni, sui giochi di potere e sulle responsabilità individuali che hanno portato alla tragica fine di un uomo, un uomo che, per troppo tempo, è stato marchiato da un’accusa ingiusta.