30 gennaio 2025 – 08:45
Gli interventi contro Askatasuna del procuratore generale Lucia Musti e di Enrico Aime, membro laico del Csm, hanno suscitato un’ampia eco mediatica che potrebbe compromettere gravemente la necessaria serenità e riservatezza che dovrebbero circondare un processo penale, nonostante la sua natura pubblica. Questo è quanto emerso da una dettagliata nota diffusa dagli avvocati dei 28 imputati nel maxi processo agli attivisti del centro sociale subalpino, giunto ormai alla fase conclusiva prima della sentenza. I legali si sono dichiarati profondamente preoccupati sia in qualità di difensori che come cittadini di fronte alle dichiarazioni dei magistrati durante l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario lo scorso sabato. In particolare, l’esponente del Csm, già parlamentare di Forza Italia, ha elogiato le parti civili per aver richiesto un risarcimento di 6,8 milioni di euro, suscitando stupore tra gli avvocati. Ancora più sorprendenti sono state le parole della magistrata della Procura Generale che ha commentato il caso con toni decisamente netti davanti a una platea composta da giudici dello stesso distretto dove si svolge il processo, anticipando quasi l’esito e trascurando il principio del dubbio e della prudenza nell’emissione di giudizi. Gli avvocati hanno altresì criticato la trasmissione su Retequattro, Quarta Repubblica, per la messa in onda il 20 e il 27 gennaio di servizi ostili verso Askatasuna. Tali servizi hanno associato in modo disinvolto fatti relativi al centro sociale a filmati estranei alla vicenda e hanno fatto uso improprio di materiale prodotto dalla Digos durante le indagini, contravvenendo a una corretta visione legislativa.