Affari di Stato e dinastie: un’analisi del patrimonio liquido in BorsaIl panorama finanziario di Borsa Italiana si configura come un intreccio complesso di capitale pubblico, dinastie familiari e investimenti istituzionali, un ecosistema in costante evoluzione che riflette i mutamenti economici e geopolitismo.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) è il detentore di un peso finanziario considerevole, con un portafoglio di 81 miliardi di euro, una cifra in crescita che sottolinea l’intervento dello Stato nell’economia e, in maniera speculare, la fiducia nell’andamento del mercato.
Questo peso, in aumento del 26,7% rispetto all’anno precedente, lo pone al di sopra delle performance dell’indice principale, il FTSE Mib.
Il cuore della crescita è da ricercare in alcuni comparti strategici.
La Difesa, in particolare, ha trainato l’incremento, con Leonardo e Fincantieri che hanno mostrato una performance eccezionale, riflettendo il peso del settore nell’economia nazionale e le spinte internazionali.
Anche il settore dei servizi, con Poste Italiane, Italgas e Webuild, ha contribuito in modo significativo al risultato complessivo.
In parallelo all’azione pubblica, la scena è dominata da figure private che incarnano la ricchezza consolidata.
La famiglia Del Vecchio, erede dell’impero Luxottica, detiene la leadership con un patrimonio di 51,5 miliardi di euro, che si è ampliato in modo significativo.
Nonostante questa ricchezza considerevole, la questione dell’eredità di Leonardo Del Vecchio rimane irrisolta, un paradosso tra la potenza economica e la complessità delle dinamiche familiari.
Francesco Milleri, amministratore delegato di Essilux e gestore della Delfin, si posiziona anch’egli nella classifica, testimoniando l’importanza della gestione patrimoniale nella trasmissione della ricchezza.
La famiglia Rocca, con Tenaris, leader nel settore oil e gas, si consolida al secondo posto, evidenziando l’importanza dei settori primari e la loro capacità di generare valore.
Un andamento contrastante invece per la famiglia Agnelli-Elkann, penalizzata dalle difficoltà del settore automotive e dalla performance del gruppo Stellantis, che riflettono le sfide di un’industria in transizione.
La ricchezza delle famiglie Prada e quella di Giovanni Battista e Alberto Bertelli, leader nel mondo della moda, subisce una battuta d’arresto, perdendo la posizione di secondo posto.
La famiglia Caltagirone, protagonista nel settore delle infrastrutture, e altre importanti realtà industriali come i Benetton, i Stevanato, i Doris-Tombolato e i Buzzi, completano la top ten, evidenziando una diversificazione dei settori di eccellenza.
Il quadro complessivo, delineato dall’analisi di Milano Finanza, rivela una concentrazione significativa di ricchezza azionaria, distribuita tra 751 famiglie e imprenditori, per un valore complessivo di 197 miliardi di euro, pari al 20% della capitalizzazione della Borsa Italiana.
L’influenza degli investitori istituzionali, sia nazionali che internazionali, è altrettanto rilevante.
I fondi esteri, con investimenti per circa 80 miliardi di euro, rivaleggiano con il peso del patrimonio pubblico.
BlackRock e il fondo sovrano norvegese Norges Bank si distinguono per la loro rilevanza.
Anche gli enti locali, come Roma Capitale per Acea e i comuni di Milano e Brescia per A22 e altre utility, giocano un ruolo significativo nell’economia italiana.
Infine, le fondazioni bancarie, come Compagnia di San Paolo e Fondazione Cariplo, con le loro partecipazioni in Intesa Sanpaolo, rappresentano una componente importante del tessuto finanziario nazionale, con un patrimonio complessivo di 10 miliardi di euro, sottolineando la connessione tra istituzioni finanziarie, sviluppo locale e prosperità collettiva.