L’Europa si trova di fronte a una sfida cruciale, che trascende le singole politiche economiche e richiede una profonda revisione del paradigma con cui definisce il proprio futuro.
La competizione globale, intensificata da dinamiche geopolitiche in rapida evoluzione, impone un cambio di passo, un’accelerazione nell’azione che rischia di rimanere soffocata da inerzie burocratiche e da una comprensibile, ma potenzialmente dannosa, frammentazione degli interessi nazionali.
La prosperità del continente, storicamente alimentata dalla vitalità e dall’innovazione del suo tessuto imprenditoriale, è oggi minacciata da una carenza di visione strategica condivisa e da una percezione, a tratti illusoria, di tempi ancora ampi per affrontare le sfide future.
Non si tratta semplicemente di aumentare il numero di “unità di intento”, come espresso dal presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ma di coltivare un’urgente consapevolezza collettiva che permei ogni livello istituzionale, dalle capitali nazionali fino alle sedi europee di Bruxelles.
La forza trainante dell’economia europea è sempre stata, e deve rimanere, il settore privato, capace di generare ricchezza, occupazione e progresso tecnologico.
Tuttavia, questa forza necessita di un ambiente favorevole, caratterizzato da stabilità normativa, accesso al credito, investimenti in ricerca e sviluppo e una semplificazione radicale delle procedure amministrative.
Il dialogo costruttivo tra Confindustria e la Confederazione Spagnola degli imprenditori (Ceoe), come testimoniato dall’incontro a Madrid, evidenzia la necessità di un approccio transnazionale nella definizione di politiche economiche efficaci.
La condivisione di esperienze e la collaborazione tra i paesi europei possono accelerare l’identificazione di soluzioni innovative e promuovere una maggiore coesione all’interno del mercato unico.
La sfida, pertanto, non si limita alla competitività delle singole imprese, ma implica una trasformazione profonda del modello di governance europea.
È indispensabile superare la logica del breve termine e abbracciare una visione strategica a lungo termine, orientata alla sostenibilità, all’innovazione e alla resilienza.
Solo in questo modo l’Europa potrà riconquistare il suo ruolo di protagonista nell’economia globale e garantire un futuro prospero per le generazioni a venire.
È necessario, in sostanza, che la retorica dell’urgenza si traduca in azioni concrete, guidate da una leadership forte e da una volontà politica condivisa.