Un atto di profonda e inedita gravità si è consumato nel panorama teatrale italiano, un momento che suscita un senso di ribrezzo, una reazione visceralmente negativa. La perdita di obiettività, la prevalenza di dinamiche personali e l’apparente dissoluzione del giudizio razionale si manifestano con chiarezza, innescando una spirale di eventi che definirei una vera e propria sparatoria, un conflitto protratto nel tempo, diretto contro di me, contro la mia visione del teatro e, soprattutto, contro il pubblico stesso. Queste sono le parole amare di Stefano Massini, direttore artistico del Teatro della Toscana, a seguito di una decisione che lo ha visto penalizzato, relegato ai margini.Nonostante questa profonda ferita, una spinta irrinunciabile ci spinge avanti. Domani, in Piazza della Signoria, di fronte all’imponente Palazzo Vecchio, presenteremo la stagione 2025/2026. Un programma ambizioso, un cartellone di eventi che riflette un teatro di straordinaria qualità, un teatro che si erge al di sopra di queste circostanze avverse, un teatro che merita riconoscimento, non marginalizzazione.La scelta del luogo non è casuale. L’arengario di Palazzo Vecchio, teatro di antiche condanne e pubbliche esecuzioni, evoca un parallelo storico potente. È qui, a un passo dal luogo dove Savonarola, predicatore scomodo, fu consumato dalle fiamme, che vogliamo riaffermare la nostra presenza. Un gesto simbolico, una riflessione sulla persistenza di dinamiche di potere che cercano di soffocare le voci dissonanti.Savonarola, con la sua critica radicale alla corruzione e all’ipocrisia del suo tempo, si scontrò con un potere costituito che lo trovò minaccioso. Oggi, a distanza di secoli, ci aspettiamo una società più matura, capace di accogliere il dissenso, di valorizzare la diversità di pensiero. L’evoluzione dovrebbe averci insegnato che la libertà di espressione è un pilastro fondamentale di una democrazia sana.Tuttavia, la vicenda attuale solleva interrogativi inquietanti. Il potere, seppur mutato nelle sue forme, continua a esercitare la sua influenza, a tentare di piegare la creatività, di silenziar chi osa sfidare le convenzioni. Non si tratta più di roghi pubblici, ma di ostracismi, di decisioni arbitrarie, di una campagna di delegittimazione volta a compromettere la credibilità e la sostenibilità di un’istituzione culturale.La nostra risposta è la perseveranza, la determinazione a non cedere al silenzio imposto. Presenteremo la stagione 2025/2026 con la stessa passione e lo stesso impegno che hanno sempre contraddistinto il nostro lavoro, perché crediamo fermamente nel valore del teatro come luogo di incontro, di riflessione, di crescita civile. La nostra voce, seppur attenuata, continuerà a risuonare, a testimoniare la forza inarrestabile dell’arte e la sua capacità di illuminare le zone d’ombra. La storia, siamo certi, giudicherà le azioni di oggi.
Teatro sotto accusa: Massini risponde da Palazzo Vecchio
Pubblicato il
