L’introduzione di un’imposta locale, come l’addizionale di 3 euro sui diritti di imbarco proposta dal Comune di Genova, incarna una potenziale destabilizzazione per un sistema portuale complesso e interconnesso come quello italiano.
L’allarme lanciato da Federlogistica, in consonanza con le preoccupazioni espresse dall’Autorità di Sistema Portuale e dal settore dello shipping, non si limita a una mera opposizione fiscale, ma mette in luce un rischio sistemico che potrebbe innescare una reazione a catena con conseguenze profonde sull’economia nazionale.
La scelta di un porto non è dettata unicamente da fattori geografici o infrastrutturali, ma è il risultato di una complessa valutazione di costi, stabilità normativa e prevedibilità fiscale.
La ricerca di ambienti portuali caratterizzati da un quadro fiscale più solido e trasparente rappresenta una tendenza consolidata nel settore, guidata dalla necessità di ottimizzare gli investimenti e minimizzare i rischi operativi.
Un’imposta locale, percepita come arbitraria o improvvisa, può alterare significativamente questa bilancia, inducendo le compagnie di navigazione a rivalutare la propria presenza in un determinato porto.
Il potenziale spostamento di traffico da Genova, come teme Federlogistica, non si tradurrebbe semplicemente in una perdita di introiti per l’area portuale locale, ma avrebbe impatti a cascata su un’ampia gamma di attività economiche.
L’ecosistema portuale genovese, infatti, funge da piattaforma logistica cruciale per la movimentazione di merci, l’approvvigionamento di navi da crociera e traghetto, e l’attività di numerose imprese che compongono l’indotto portuale.
La riduzione del traffico comporterebbe una diminuzione della domanda di servizi logistici, una contrazione della produzione industriale, una riduzione dell’occupazione e un indebolimento della competitività dell’intero sistema Paese.
Al di là dell’immediato impatto economico, l’introduzione di un’imposta di questo tipo solleva questioni di principio fondamentali.
Essa rischia di compromettere la coerenza delle politiche portuali, di creare distorsioni nella concorrenza tra i diversi porti italiani ed europei e di danneggiare l’immagine dell’Italia come nazione accogliente e affidabile per gli investimenti esteri.
È imperativo, quindi, che qualsiasi intervento legislativo o amministrativo in materia di tasse portuali sia preceduto da un’analisi approfondita e condivisa con tutti gli stakeholder coinvolti, al fine di garantire la sostenibilità, l’efficienza e la competitività del sistema portuale italiano nel suo complesso.
La resilienza e la prosperità del Paese dipendono in larga misura dalla capacità di preservare e rafforzare il ruolo strategico dei porti come motori di sviluppo economico e sociale.






