L’importanza strategica e il peso economico dei porti italiani emergono con chiarezza da un recente rapporto commissionato da Assiterminal e realizzato da Fedespedi in collaborazione con l’Osservatorio nazionale sull’economia del Mare (Ossermare). Lo studio, focalizzato sull’analisi delle attività terminalistiche in diverse realtà portuali, quantifica un valore complessivo stimato in circa 1,2 miliardi di euro, con un impatto significativo sull’occupazione e sulla produzione di ricchezza.Il porto di Genova, fulcro commerciale del Mediterraneo, si distingue con un valore economico delle attività terminalistiche pari a 495 milioni di euro, sostenendo un’occupazione di 3.488 persone che genera un valore economico di 130 milioni. Il porto della Spezia, pur di dimensioni inferiori, contribuisce con 153 milioni di euro di valore economico, e 40 milioni di euro derivanti dall’occupazione di 1.270 unità. Il porto di Livorno, cruciale per il traffico merci, evidenzia un valore di 260 milioni di euro e un impatto occupazionale di 1.495 lavoratori, traducendosi in un valore economico di 47 milioni. Il porto di Napoli, con la sua posizione strategica e in rapida espansione, raggiunge un valore economico di 101 milioni di euro e genera un impatto occupazionale di 1.057 unità, per un valore economico di 23 milioni. Ravenna, importante hub per le merci bulk, contribuisce con 132 milioni di euro di valore economico e un’occupazione di 1.085 lavoratori, con un valore economico di 16 milioni. Infine, il porto di Trieste, punto di snodo per il traffico con l’Europa centrale, presenta un valore economico di 395 milioni di euro e un impatto occupazionale di 1663 persone, con un valore economico di 59 milioni.L’analisi prosegue con una riflessione sui potenziali effetti dei dazi imposti dagli Stati Uniti. Il rapporto ha documentato un calo delle esportazioni italiane in dollari, passando da 7,1 miliardi a marzo a 6,2 miliardi ad aprile 2025, una diminuzione del 12,8%. Questo dato sottolinea la vulnerabilità dell’economia italiana di fronte alle fluttuazioni dei mercati internazionali e la stretta interdipendenza con le catene del valore globali (GVC).Antonello Testa, coordinatore nazionale di Ossermare, ha evidenziato la complessità di riorganizzare queste catene di fornitura, sottolineando che la loro ristrutturazione non è un’operazione semplice né sul piano industriale né su quello logistico. La globalizzazione, infatti, ha intrecciato economie e processi produttivi in una rete intricata, rendendo la reazione a shock esterni come l’introduzione di dazi o interruzioni geopolitiche particolarmente delicata. La resilienza delle catene di approvvigionamento, pertanto, diventa un imperativo strategico, richiedendo una diversificazione dei mercati, una maggiore flessibilità operativa e un’attenta valutazione dei rischi geopolitici. Il futuro della competitività italiana dipende anche dalla capacità di adattarsi rapidamente a un contesto globale in continua evoluzione e di rafforzare la propria posizione all’interno delle catene del valore globali.
Porti italiani: il valore economico supera il miliardo
Pubblicato il
