Un episodio di violenza giovanile ha scosso la tranquillità del Comasco, culminando nell’arresto di cinque minorenni coinvolti in una rapina avvenuta presso la stazione ferroviaria di Locate Varesino il 14 settembre.
 La vicenda, che ha visto vittima un diciottenne residente a Somma Lombardo, solleva interrogativi complessi sull’escalation della microcriminalità giovanile e sulle sue radici socio-economiche.
La dinamica, ricostruita dalle indagini condotte dai Carabinieri della stazione di Mozzate, si è manifestata con un’aggressione violenta e premeditata.
 La vittima, mentre si trovava sulla stazione, è stata brutalmente accerchiata e aggredita fisicamente: spintonata, atterrata e percossa con calci, subendo la sottrazione di un bene di valore sentimentale, una collana d’oro, e di un paio di cuffie wireless il cui costo ammonta a 400 euro.
 L’impatto fisico dell’aggressione ha richiesto l’intervento del pronto soccorso, con una prognosi di guarigione stimata in cinque giorni.
L’inchiesta, innescata dalla denuncia del giovane varesino, si è avvalsa di elementi probatori diversificati.
Oltre alla testimonianza diretta della vittima, cruciale si è rivelata l’analisi delle immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza della stazione, che hanno fornito un quadro dettagliato dello svolgimento degli eventi.
Questa combinazione di testimonianze dirette e prove documentali ha permesso agli investigatori di identificare e localizzare i responsabili.
I cinque minorenni, con un’età compresa tra i 14 e i 16 anni, provengono da diverse località del Comasco: tre residenti a Mozzate (un 15enne e due 16enni), uno a Locate Varesino (14 anni) e uno a Tradate (16 anni).
 La dispersione geografica dei soggetti coinvolti suggerisce una possibile rete di relazioni e contatti che trascende i confini amministrativi dei singoli comuni, un aspetto che potrebbe essere oggetto di ulteriori approfondimenti da parte delle autorità competenti.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto misure cautelari differenziate per i minorenni.
 Tre di loro sono stati collocati in comunità, una misura volta a fornire un supporto educativo e riabilitativo, mentre per gli altri due è stato imposto l’obbligo di permanenza in casa, configurando una forma di controllo e limitazione della libertà personale.
L’episodio, al di là della sua gravità, pone l’attenzione su temi più ampi: l’aumento della percezione di insicurezza tra i giovani, la vulnerabilità dei luoghi pubblici e la necessità di interventi mirati per la prevenzione della criminalità giovanile.
 L’analisi delle cause che hanno portato a questo atto di violenza, che potrebbe essere connessa a dinamiche sociali, familiari ed economiche complesse, rappresenta una sfida cruciale per le istituzioni e per la comunità nel suo complesso.



 
                                    




