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sabato 1 Novembre 2025

Arbitri e Calcio: L’Imperativo di Andare Avanti

L’imperativo è proseguire, un’ineluttabilità che permea non solo il campo da gioco, ma riflette una più ampia filosofia esistenziale.

Regredire non è un’opzione praticabile, un concetto che si fa particolarmente evidente nel contesto attuale del calcio, dove la dinamica del gioco è accelerata a ritmi vertiginosi, esacerbando i contatti fisici e incrementando la complessità delle decisioni arbitrali.

L’introduzione del sistema VAR, sebbene abbia rappresentato un passo avanti nella ricerca di maggiore equità, non ha eliminato la componente soggettiva, fonte inesauribile di polemiche e interpretazioni divergenti.

La delicatezza del ruolo dell’arbitro risiede proprio in questa ambiguità, costretto a prendere decisioni in frazioni di secondo, spesso sotto il peso dell’aspettativa e della pressione del pubblico.
L’invito a concedere loro uno spazio di manovra, un margine di errore umano, è cruciale per favorire un clima di maggiore comprensione e rispetto.

Come osservato acutamente Massimiliano Allegri, ogni errore, sebbene inevitabile, genera reazioni dissimili a seconda della sua natura.
L’inerzia di chi beneficia di un errore tende a minimizzarlo, quasi a volerlo ignorare, mentre chi ne subisce le conseguenze si sente legittimato a contestare con veemenza, a volte esagerando la gravità della situazione.
Questo comportamento, purtroppo diffuso, alimenta un circolo vizioso di frustrazione e rabbia, minando l’integrità dello spettacolo e la sana competizione.

La crescita di un arbitro, come quella di un calciatore, è un processo continuo, un percorso di apprendimento che richiede tempo, esperienza e, soprattutto, pazienza.
I giovani fischietti, spesso alle prese con la pressione e l’inesperienza, necessitano di sostegno e di un ambiente che favorisca la crescita professionale, permettendo loro di acquisire sicurezza e di sviluppare un approccio più equilibrato e autorevole.

Il futuro del calcio, e di conseguenza anche quello dell’arbitraggio, dipenderà dalla capacità di creare una cultura del rispetto, in cui l’errore sia accettato come parte integrante del gioco, e in cui la passione per lo sport non offuschi il senso della giustizia e della fair play.
Solo così sarà possibile preservare l’integrità del calcio e garantire un’esperienza positiva per tutti i protagonisti, dai giocatori agli arbitri, dai tifosi agli addetti ai lavori.
Il cammino è arduo, ma l’imperativo rimane: andare avanti, con la consapevolezza che il vero valore del gioco risiede nella sua capacità di unire e di emozionare, al di là di ogni decisione arbitrale.

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