L’isola di Cuba si trova ad affrontare una profonda emergenza umanitaria ed energetica, in seguito al passaggio dell’uragano Melissa, un evento meteorologico che ha esacerbato una preesistente fragilità infrastrutturale.
La rete elettrica nazionale, già provata da anni di sottoutilizzo e inadeguatezza, ha subito danni catastrofici, portando quasi l’intera nazione in uno stato di blackout.
 La società statale Unión Eléctrica (Une) ha comunicato che, al momento, solo cinque impianti di generazione rimangono operativi, sufficienti a garantire l’alimentazione di un numero limitato di province ancora collegate alla rete.
 Il cuore del sistema, rappresentato dalle centrali termoelettriche di Renté (Santiago de Cuba) e Felton (Holguín), strutture cruciali per la produzione di energia dell’isola, sono state completamente disattivate, interrompendo la fornitura a un’area vastissima.
La situazione è particolarmente critica nelle province orientali, da Camagüey a Pinar del Río, dove il divario tra la capacità di produzione e la domanda è diventato abissale.
I dati forniti dal direttore generale dell’Energia, Lázaro Guerra Hernández, dipingono un quadro allarmante: le centrali attive – Antonio Guiteras (Matanzas), Nuevitas (Camagüey) e i tre blocchi di Mariel – riescono a generare appena 500 megawatt, una quantità irrisoria rispetto al fabbisogno nazionale stimato.
L’aggiunta di energia distribuita e di parchi solari non direttamente colpiti porta la capacità totale a circa 1.200 megawatt, il che corrisponde a circa il 37% del fabbisogno medio, un deficit impressionante che riflette un sistema energetico profondamente vulnerabile.
Oltre alla crisi elettrica, l’uragano ha provocato gravi inondazioni in città come Bayamo (provincia di Granma), dove l’esondazione del fiume omonimo ha sommerso interi quartieri.
 L’apertura delle dighe a monte, una misura precauzionale, ha innescato un’ondata di acqua che ha devastato abitazioni e infrastrutture, testimoniando la fragilità delle difese idrauliche dell’isola.
L’uragano Melissa, ora declassato a categoria 2, prosegue la sua rotta verso le Bahamas, mantenendo venti di notevole intensità.
 Tuttavia, le piogge torrenziali continuano a interessare l’orientale di Cuba, aggravando ulteriormente la crisi energetica e amplificando i danni preesistenti.
Questa emergenza non è solo un evento meteorologico isolato, ma un sintomo di una più ampia crisi strutturale che affligge Cuba, una combinazione di obsolescenza tecnologica, carenza di investimenti e vulnerabilità climatica, che mette a dura prova la resilienza della popolazione e la sostenibilità dello sviluppo del Paese.
La ricostruzione e il ripristino dei servizi essenziali rappresentano una sfida complessa che richiederà un impegno straordinario e un coordinamento internazionale.


 
                                    



