Il viaggio si conclude, ma il suo eco risuona ancora nell’anima. Antonello Sannino, presidente di Arcigay Napoli, ha ritrovato la sicurezza dell’aeroporto di Sharm El Sheikh, un approdo pacifico dopo un percorso arduo attraverso il Negev, testimone silenzioso di un cielo stellato che ha illuminato l’oscurità di un’esperienza profondamente segnante. Un’esperienza che, come egli stesso afferma, non è solo un capitolo della sua storia personale, ma un frammento di un conflitto più ampio, un presagio di cambiamenti epocali che ridefiniranno equilibri e prospettive.Più che un semplice ritorno, questo è un deposito di sensazioni. Un mosaico di ricordi tattili, olfattivi, gustativi, sonori e visivi si stratifica nella memoria, un caleidoscopio di emozioni che sfida la capacità di traduzione in parole. Non si tratta solo di immagini, ma di odori di terra e di spezie, dei sapori intensi di una cultura millenaria, dei suoni acuti delle sirene che squarciano la notte, della paura che si insinua negli occhi delle persone. Il ritorno a casa non è solo geografico, ma emotivo, un bisogno primario di protezione e conforto. Ogni passo verso Istanbul, poi verso Roma e infine verso Napoli, è una discesa graduale verso la familiarità, verso la sicurezza degli affetti più profondi. Il concetto di “casa” trascende la semplice definizione di luogo fisico; diventa un rifugio spirituale, un porto sicuro dove rigenerarsi dopo la tempesta.Questa avventura lascia un’impronta indelebile, una frattura nella continuità del tempo. La vita, come un fiume in piena, viene inesorabilmente alterata. Il ritorno alla famiglia e ai propri cari rappresenta un ancoraggio, un richiamo alla normalità dopo un’immersione in un contesto di incertezza e pericolo. L’attesa di riabbracciare coloro che hanno offerto sostegno incondizionato è intrisa di gratitudine. Danilo, in particolare, viene menzionato come figura di forza e resilienza, una diga in grado di arginare l’ansia, la paura e, soprattutto, l’odio. La sua presenza rappresenta un baluardo contro le forze distruttive che agitano la regione.La speranza, pur fragile, persiste. È un’invocazione alla pace per una terra tanto martoriata quanto straordinariamente bella, un desiderio di riconciliazione che si eleva al di sopra delle divisioni e delle sofferenze, un anelito a un futuro in cui la bellezza e la dignità umana possano finalmente prevalere. L’esperienza, pur dolorosa, accende una luce di speranza e rafforza l’impegno per un mondo più giusto e pacifico.
Un Viaggio nell’Anima: Tra Paura, Speranza e Ritorno.
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