San Carlo: *Medea*, un’opera tra vendetta e contemporaneità.

Il San Carlo inaugura una nuova era con *Medea*: un’immersione nel cuore della vendetta e della contemporaneità.
Il 6 dicembre 2025 segna un punto di svolta nella storia del Teatro di San Carlo, aprendo ufficialmente la Stagione 2025/2026 con una produzione inedita: *Medea*, l’opera intensa e drammatica di Luigi Cherubini su libretto di François-Benoît Hoffmann, traslata in italiano da Carlo Zangarini.

Questa rappresentazione, mai vista prima sul palcoscenico napoletano, si configura non solo come un evento lirico di rilievo, ma come un atto di rilettura profonda del mito e della condizione umana, guidato dalla visione registica di Mario Martone.

A dirigere l’Orchestra e il Coro, preparato da Fabrizio Cassi, sarà il maestro Riccardo Frizza, mentre le scenografie di Carmine Guarino, i costumi di Daniela Ciancio, la coreografia di Daniela Schiavone, le luci di Pasquale Mari e il video di Alessandro Papa, si fondono per creare un ambiente suggestivo e coinvolgente.

Il ruolo della protagonista, Medea, è affidato alla celebre Sondra Radvanovsky, che debutta in Italia interpretando la figura tormentata e vendicativa.

Accanto a lei, Anita Rachvelishvili incarna Néris, la confidente di Medea, mentre Francesco Demuro e Giorgio Berrugi si alternano nell’interpretazione di Giasone, l’abbandonato marito argonauta.

Il cast si completa con Giorgi Manoshvili nei panni di Creonte, e con giovani promesse dell’Accademia del Teatro di San Carlo, Désirée Giove, Maria Knihnytska e Anastasiia Sagaidak, che interpretano Glauce e le ancelle di Medea.
Quattro le date previste per questo attesissimo spettacolo.

Il sovrintendente e direttore artistico Fulvio Macciardi esprime un profondo legame con questa scelta operistica, sottolineando come *Medea* rappresenti un titolo che ha a lungo desiderato portare in scena, un’opera capace di illuminare le ombre del nostro tempo.

“L’allestimento è raffinato, molto curato,” afferma Macciardi, “e stimolante è il legame che crea tra la mitologia e il mondo contemporaneo.
Ci offre uno specchio critico sul nostro presente.
” L’iniziativa di coinvolgere un pubblico giovane, con una primina riservata agli under 30, dimostra l’impegno del San Carlo nell’ampliare la platea e nell’incentivare l’amore per l’opera.

Mario Martone, il regista, offre una visione potente e originale, decostruendo le convenzioni teatrali per creare un’esperienza immersiva.

“Metto in crisi l’idea di spazio tradizionale,” spiega Martone, “e il San Carlo viene utilizzato in tutta la sua profondità, dalla platea al palcoscenico.
” Questa scelta non è solo un omaggio all’anfiteatro greco, ma soprattutto un modo per rendere Medea una figura vicina, profondamente umana, segnata dalla depressione, dall’isolamento sociale e da un senso di fine imminente.
“Corinto siamo noi,” sottolinea Martone, invitando il pubblico a riconoscere le proprie fragilità e paure nella tragedia.
L’ispirazione visiva dello spettacolo affonda le radici nel cinema contemporaneo, in particolare nel film *Melancholia* di Lars Von Trier, un’opera che ha profondamente influenzato l’immaginario e l’atmosfera dello spettacolo.

Questa convergenza tra opera lirica e linguaggio cinematografico suggerisce una riflessione più ampia sul ruolo dell’arte come strumento di indagine e di comprensione della condizione umana, traendo ispirazione dal genio visionario di un autore di culto.
La rappresentazione si annuncia quindi come un evento culturale di grande valore, capace di emozionare, provocare e stimolare una riflessione profonda sul mito, sulla contemporaneità e sull’arte come specchio della nostra anima.

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