A Balvano, un piccolo comune lucano immerso nella memoria di una tragedia nazionale, si sta consumando un acceso dibattito che trascende la mera questione toponomastica. La potenziale modifica della denominazione dello svincolo autostradale del raccordo Potenza-Sicignano degli Alburni, cruciale snodo infrastrutturale tra Basilicata e Campania, ha riacceso tensioni e risvegliato un senso di appartenenza ferocemente difeso.L’allarme è stato lanciato dall’ex sindaco Costantino Di Carlo, figura di riferimento per la comunità balvanese, che ha mobilitato la cittadinanza attraverso un’assemblea pubblica in programma a Piazza Garibaldi. Questa piazza, tragicamente impressa nella memoria collettiva per il crollo del palazzo durante il devastante terremoto del 1980, che causò la perdita di settantacinque vite umane, la maggior parte delle quali bambini innocenti diretti alla Messa domenicale, amplifica il significato simbolico della disputa. Di Carlo non contesta la scelta del nome per il futuro svincolo, bensì la potenziale rimozione del toponimo “Balvano”, dopo sessant’anni di consolidata identificazione.La richiesta di cambio denominazione, proveniente dal Comune di Vietri di Potenza, ha sollevato interrogativi sull’equilibrio tra interessi locali e la salvaguardia dell’identità comunitaria. Sebbene l’attuale sindaco di Balvano, Ezio Di Carlo, non si sia espresso con una ferma opposizione formale, l’iniziativa dell’ex primo cittadino testimonia una profonda preoccupazione per la perdita di un marchio distintivo, un punto di riferimento per una comunità che ha subito un trauma indelebile.L’iniziativa di Costantino Di Carlo, supportata da un comitato civico, mira a raccogliere firme e a sensibilizzare l’opinione pubblica, opponendosi a un’operazione che appare a molti come un tentativo di cancellare la storia, di sminuire il significato di un nome legato a una tragedia nazionale. Non si tratta di una querelle politica di parte, né di una battaglia tra fazioni, bensì di un appello alla partecipazione, un invito a preservare l’eredità di Balvano, un nome che evoca memoria, resilienza e un profondo legame con il territorio.L’episodio si configura come un monito: la toponomastica non è un mero esercizio burocratico, ma un veicolo di identità, un elemento costitutivo della memoria collettiva, un legame tangibile con il passato che deve essere tutelato con cura e rispetto, soprattutto per comunità che hanno subito perdite così significative. La scelta del nome di un luogo non è un dettaglio secondario, ma una dichiarazione di appartenenza, un atto di riconoscimento del dolore e della forza di un popolo.
Balvano: la comunità si batte per non cancellare la memoria.
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