La recente irruzione di un intento elettorale, con la presentazione di una candidatura come quella di Acquaroli, ha innescato un’aspra reazione da parte di Raffaele Ricci, leader di una coalizione politica che si presenta come alternativa. L’assessore regionale alle Infrastrutture, Francesco Baldelli, ha delineato un quadro in cui Ricci appare disorientato, rifugiandosi in una critica consolidata, quella relativa alle liste d’attesa, che si rivela più una strategia di diversivo che una proposta concreta. La vera preoccupazione, secondo Baldelli, sembra essere interna alla coalizione stessa, testimoniata da una frammentazione politica manifesta, con defezioni, divisioni interne e candidati esclusi, che ne compromettono la credibilità e l’efficacia.La denuncia di Baldelli prosegue, contestualizzando l’attuale situazione sanitaria come risultato diretto di un decennio di gestioni precedenti, caratterizzate da scelte strategiche discutibili. Il governo Acquaroli ha ereditato un sistema sanitario sull’orlo del collasso, aggravato da un modello centralizzato, concepito dai governi regionali guidati dal PD, che prevedeva la concentrazione dei servizi in strutture distanti dai cittadini e la progressiva dismissione di presidi sanitari vitali per la comunità. L’elenco di strutture a rischio o già chiuse, che include località come Fano, Urbino, Pergola, Fabriano, Civitanova, Amandola e Ascoli, testimonia una politica che, lungi da una reale tutela del territorio, ne ha pregiudicato l’accessibilità ai servizi essenziali.Baldelli insiste sull’importanza di analizzare i dati reali per valutare i progressi compiuti dalla giunta Acquaroli nel tentativo di riqualificare il sistema sanitario. Si tratta di una sfida complessa, che richiede un approccio innovativo e risorse adeguate, ma i primi segnali indicano una chiara inversione di tendenza rispetto alle politiche del passato.Ricci, al contrario, rappresenta l’eredità di un approccio fallimentare, segnato da tagli indiscriminati, promesse non mantenute e progetti errati. La sua visione, improntata a una logica centralizzatrice e poco attenta alle esigenze del territorio, è ormai superata.L’ironica osservazione finale sull’ormai stantio slogan “Cambio di Marche” del PD, sottolinea come la sua retorica si riveli un’ammissione implicita di obsolescenza, un riconoscimento della sua incapacità di offrire una soluzione credibile per il futuro delle Marche. L’espressione, a detta di Baldelli, appare non solo fuori luogo, ma anche sintomaticamente imprecisa, riflettendo una mancanza di chiarezza e una perdita di direzione strategica. Il cambiamento, quindi, non è una prospettiva, ma una necessità imperativa, e il passato rappresentato da Ricci non può offrire la via per realizzarlo.
Sanità in Marche: Scontro tra Ricci e Baldelli, un’eredità da rivedere.
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