L’anelito a un dialogo costruttivo, vibrante e aperto, dovrebbe essere una costante nel tessuto della nostra società. Un dialogo che non si erge a strumento di scontro ideologico, ma che si pone come terreno fertile per una riflessione profonda e disincantata sul fondamento stesso della cittadinanza. Al centro di questa riflessione, si staglia una questione cruciale, apparentemente semplice ma gravida di implicazioni: la libertà di scelta.Il dibattito che si genera attorno a questo tema, spesso mascherato da questioni apparentemente contingenti, rivela in realtà una divergenza di prospettive ben più radicale. Si tratta di decidere, in sostanza, se riconoscere al cittadino la capacità di orientarsi autonomamente, di valutare le diverse opzioni e di esprimere una preferenza consapevole, oppure se sottoporlo a una guida, a un controllo che ne limiti, o addirittura neghi, la facoltà di autodeterminazione.Quest’ultima posizione, implicita nella negazione del diritto di scelta, reca con sé un sottile ma profondo messaggio: l’incapacità, la mancanza di giudizio, l’inadeguatezza del cittadino a operare scelte ponderate. Un’affermazione che, in un sistema che si professa democratico, appare intrinsecamente contraddittoria e profondamente problematica. Perché una democrazia autentica, per sua stessa definizione, si fonda sulla fiducia nelle capacità del popolo, sulla consapevolezza che la sovranità risiede nel corpo dei cittadini e che la legittimità del potere deriva dal consenso informato e libero.Negare la libertà di scelta significa, in ultima analisi, negare la dignità intrinseca dell’individuo, sminuendone la capacità di discernimento e riducendolo a un mero oggetto di manipolazione o controllo. Significa erigere una barriera tra il potere e il popolo, alimentando la sfiducia e l’alienazione.Un vero dibattito democratico non dovrebbe concentrarsi sul *cosa* scegliere, ma sul *chi* deve scegliere. Deve garantire a ogni cittadino gli strumenti per comprendere le diverse opzioni, per valutare i pro e i contro, per esprimere la propria opinione senza timore di ritorsioni. Deve promuovere la partecipazione attiva, l’impegno civico, la consapevolezza dei propri diritti e doveri.La fiammella della discussione, quindi, non debba illuminare una mera contrapposizione di posizioni, ma la ricerca di un terreno comune, un punto di incontro dove la libertà, la responsabilità e la partecipazione possano convivere e arricchire il tessuto stesso della nostra democrazia. Un dibattito che non si limiti a definire il *cosa*, ma che si interroghi sul *come* costruire una società più giusta, più libera e più consapevole.