Il grido di Papa Francesco, un appello accorato a interrompere la spirale di violenza che affligge il mondo, si traduce in un movimento globale che coinvolge la Chiesa Cattolica in ogni sua articolazione.
Lungi dall’essere una mera adesione formale, la giornata di digiuno e preghiera per la pace in Terra Santa, Ucraina e ovunque il conflitto dilani vite umane, rappresenta un atto di profonda solidarietà e un impegno concreto per la giustizia e la riconciliazione.
La risposta è plurale e variegata, testimoniando la ricchezza e la complessità del tessuto ecclesiale.
Non solo le diocesi, come la fragile Sacra Famiglia di Gaza, il Patriarcato Latino di Gerusalemme, custodi di una storia millenaria e di una fede radicata nella terra, ma anche le comunità religiose presenti in ogni angolo del globo, sentono il peso della responsabilità.
Le realtà associative e le organizzazioni caritative, con la loro esperienza diretta sul campo, amplificano l’eco del Papa.
La Comunità di Sant’Egidio, con la sua rete di accoglienza e dialogo interreligioso; le Acli, impegnate nella promozione sociale e nella difesa dei diritti; Pax Christi, costantemente dedita alla formazione per la nonviolenza e alla risoluzione pacifica dei conflitti; Comunione e Liberazione, con la sua attenzione all’uomo nella sua totalità; l’Azione Cattolica, anima attiva nella vita parrocchiale e nella testimonianza cristiana, sono solo alcune delle voci che si uniscono in questa preghiera universale.
Questo movimento trascende i confini geografici, abbracciando le chiese locali e le realtà missionarie sparse per i cinque continenti.
Si tratta di un atto di fede che si concretizza in gesti di solidarietà, di ascolto, di accoglienza verso coloro che soffrono a causa della guerra.
Non è semplicemente un momento di lutto e di riflessione, ma un invito all’azione, un monito a non rassegnarsi alla violenza e a perseguire attivamente la costruzione di un mondo più giusto e pacifico.
La giornata di digiuno e preghiera, dunque, si configura come un seme di speranza, un appello urgente a coltivare la cultura della pace, a promuovere il dialogo e la comprensione reciproca, e a lavorare instancabilmente per la riconciliazione tra i popoli.
Rappresenta, in definitiva, un’espressione tangibile dell’impegno della Chiesa Cattolica a essere strumento di pace nel mondo.