La disfatta sportiva subita dalla Salernitana domenica sera al Marassi, con la sconfitta per 2-0 nel cruciale play-out di andata, si è saldamente intrecciata a un evento paradossale e sconcertante. Prima ancora che l’eco della partita si dissolvesse, una crisi acuta di intossicazione alimentare ha colpito una parte significativa del gruppo granata, trasformando il rientro dalla trasferta genovese in un’odissea di sofferenza e preoccupazione.Ben ventuno membri della squadra, tra calciatori e figure chiave dello staff tecnico, si sono manifestati con sintomi acuti, richiedendo un intervento medico immediato e un ricovero ospedaliero. La vicenda, per la sua inattesa gravità, ha proiettato la vicenda sportiva in una dimensione di urgente necessità medica, oscurando in parte, almeno temporaneamente, l’importanza del risultato in campo.Le indagini interne, prontamente avviate, hanno inizialmente concentrato l’attenzione sul pasto consumato dalla squadra immediatamente dopo la partita, un pasto a sacco a base di riso preparato localmente in Liguria. Tuttavia, l’ipotesi di una contaminazione alimentare, pur restando plausibile, non si rivela esaustiva. La contemporaneità dei sintomi in così ampio numero di individui suggerisce la possibilità di fattori concomitanti, come la presenza di agenti patogeni particolarmente aggressivi o, più ipoteticamente, reazioni allergiche innescate da ingredienti specifici nel cibo, amplificate dallo stress fisico e psicologico post-partita.La questione solleva interrogativi complessi non solo in termini di sicurezza alimentare e protocolli di catering per le squadre sportive, ma anche in relazione alla vulnerabilità del corpo umano, esposto a stress intensi e alla potenziale interazione tra fattori ambientali, nutrizionali e fisiologici. La rapidità e la contemporaneità dell’insorgenza dei sintomi hanno evidenziato la necessità di una revisione approfondita delle procedure di controllo qualità e di una maggiore attenzione alla salute degli atleti, soprattutto in contesti ad alta pressione come quello del campionato professionistico.L’episodio ha inoltre riacceso il dibattito sulla responsabilità delle società sportive nella tutela della salute dei propri atleti, al di là degli obblighi contrattuali e delle normative vigenti. La necessità di garantire un ambiente sicuro e salubre per i calciatori, non solo in campo ma anche fuori, emerge con chiarezza come priorità imprescindibile. Le indagini proseguono, con l’obiettivo di identificare con precisione la causa dell’intossicazione e di adottare misure preventive per evitare che simili eventi si ripetano, preservando il benessere e la performance degli atleti salernitani.