mercoledì 1 Ottobre 2025
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Torino, studenti contestano l’insediamento della nuova rettrice

Questa mattina, la Cavallerizza Reale di Torino ha fatto da scenario a un acceso confronto tra l’istituzionalità universitaria e la mobilitazione studentesca.

La cerimonia di insediamento della nuova rettrice, Cristina Prandi, è stata infatti interrotta e contestata da un corteo di circa cinquanta attivisti, provenienti principalmente dal collettivo “Cambiare Rotta”, che ha espresso una forte opposizione alle politiche e alle collaborazioni dell’Università con lo Stato di Israele.
Il corteo, partito da Palazzo Nuovo, ha percorso le vie del centro cittadino scandendo slogan incisivi e portando striscioni che esplicitamente invocavano il boicottaggio di Israele, richiamandosi alla memoria delle iniziative a favore della Flotilla per Gaza e denunciando, con toni drammatici, la situazione in Palestina.

La richiesta principale degli studenti era diretta alla rettrice: o si schiera apertamente contro le politiche israeliane, o si apre la strada all’ingresso del corteo nella Cavallerizza.
Le accuse rivolte alla nuova rettrice e alle istituzioni accademiche non si limitavano alla mera collaborazione con Israele, ma si estendevano a una più ampia denuncia di responsabilità in merito alle conseguenze umanitarie del conflitto palestinese.
Gli attivisti hanno accusato l’università, e per estensione il governo, di essere complice di un “genocidio”, linguaggio forte che sottolinea l’intensità della loro indignazione e la percezione di una grave violazione dei diritti umani.

L’accesso alla Cavallerizza Reale è stato rigidamente controllato dalle forze dell’ordine, dispiegate in assetto antisommossa, creando una barriera fisica tra i manifestanti e l’evento istituzionale.

La situazione si è evoluta in un blocco, trasformando la marcia in un presidio permanente, con gli studenti determinati a far sentire la loro voce e a contestare le scelte dell’amministrazione universitaria.

L’azione dimostra una crescente radicalizzazione delle posizioni studentesche e una volontà di politicizzare l’ambito universitario, spingendo il dibattito su temi geopolitici e diritti umani al centro dell’attenzione pubblica.

Il confronto non è solo una protesta contro la rettrice, ma un segnale di una più ampia critica verso le dinamiche di potere che influenzano le relazioni tra le istituzioni accademiche e le politiche internazionali.

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