Il cinema, lungi dall’essere un semplice diversivo, si configura come uno specchio complesso, capace di riflettere e, al contempo, di amplificare le esperienze umane. In un’epoca segnata da un crescente desiderio di evasione, soprattutto tra i giovani, è fondamentale distinguere tra una fuga che impoverisce e una che arricchisce l’anima. Il cinema, se utilizzato con consapevolezza, può rappresentare un potente strumento di crescita e comprensione, un portale verso mondi inesplorati che illuminano la realtà stessa.Edgardo Pistone, regista emergente, incarna questo approccio con il suo esordio cinematografico, “Ciao bambino,” un’opera destinata a illuminare le sale di Torino nell’ambito di “Un’Estate al Cinema”, la prestigiosa rassegna dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema. La presenza del regista, inizialmente prevista, si è dovuta rimandare, un intoppo che riflette la precarietà spesso connivente con la creatività e i suoi impegni. Nonostante la lontananza fisica, Pistone esprime un forte desiderio di visitare Torino, città vibrante di fermento culturale, un desiderio alimentato anche dalla sua profonda ammirazione per la sua vivace scena artistica.”Ciao bambino” si distingue per la sua autenticità e la sua capacità di affrontare temi delicati con sensibilità e profondità. Ambientato nel Rione Traiano, un quartiere periferico di Napoli, teatro dell’infanzia e dell’adolescenza di Pistone, il film segue le vicende di Attilio, un diciassettenne alle prese con le difficoltà della vita. L’incontro con Anastasia, una giovane donna intrappolata in una spirale di sfruttamento, scuote profondamente il ragazzo, generando un legame inaspettato che lo porterà a confrontarsi con scelte difficili e a mettere in discussione i propri valori.Il film emerge da un processo creativo iniziato a seguito di un profondo turbamento interiore. Lo scoppio della guerra in Ucraina e le notizie allarmanti relative alla tratta di esseri umani hanno rappresentato un catalizzatore per Pistone, spingendolo a tradurre in immagini il caos dei ricordi adolescenziali e a dare voce alle storie di chi vive ai margini della società. “Ciao bambino” si propone come un atto di denuncia, ma anche come un inno alla speranza e alla resilienza.L’opera di Pistone si distingue per la sua indipendenza stilistica e la sua capacità di superare i confini imposti dalle convenzioni cinematografiche. Un film non ha bisogno di formule magiche per conquistare il pubblico e la critica, ma solo di essere autentico e capace di toccare le corde più profonde dell’animo umano. “Ciao bambino” ne è la prova tangibile, un’opera che risuona con forza al di là dei confini nazionali, testimoniando il potere universale del cinema quando si fa portavoce di storie vere e di emozioni genuine.
Cinema, evasione e crescita: Ciao bambino illumina Torino.
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