L’Alto Adige, scrigno di vette maestose e percorsi di bellezza ineguagliabile, sta assistendo a una trasformazione drammatica e accelerata del suo patrimonio glaciale.
La Carovana dei Ghiacciai di Legambiente, in collaborazione con il Servizio Glaciologico del CAI Alto Adige e il team di esperti, ha documentato la cruda realtà del ritiro dei ghiacciai, con il Ghiacciaio di Solda che funge da tragico indicatore.
Nel solo anno 2024, la sua fronte si è ritirata di 26 metri, una perdita che rimodella il paesaggio circostante e che si inserisce in un trend decennale di arretramento medio di 20 metri l’anno – un ritmo allarmante che evoca immagini di un passato alpino radicalmente diverso.
Ripercorrendo la storia del ghiacciaio, si scopre che nella seconda metà dell’Ottocento esso si estendeva ben al di là dell’attuale parcheggio della funivia, quasi a lambire le prime strutture turistiche.
Oggi, la sua presenza si concentra in porzioni sempre più elevate della montagna, caratterizzate da un mosaico di colate detritiche, lembi di ghiaccio morenico e la lenta, inesorabile emergenza di nuovi ambienti.
Questo processo di cambiamento non è semplicemente una questione di perdita di ghiaccio; è una riorganizzazione complessa dell’intero ecosistema alpino.
La scomparsa del ghiaccio favorisce la formazione di nuovi laghetti alpini, alimentati dallo scioglimento e spesso instabili, e l’espansione di vaste distese di detriti rocciosi che nascondono e frammentano il ghiacciaio stesso.
Parallelamente, nuove forme di vegetazione colonizzano le aree precedentemente dominate dal ghiaccio, segnalando una ridefinizione delle catene ecologiche e della biodiversità locale.
La campagna di Legambiente ha inoltre evidenziato fenomeni geomorfologici di crescente preoccupazione.
L’instabilità della morena laterale destra, aggravata dalla fusione di nuclei di ghiaccio intrappolati nei depositi glaciali, e l’aumento della copertura detritica sulla fronte del ghiacciaio, dovuti a crolli e colate rocciose, aumentano il rischio di eventi pericolosi per le comunità a valle.
I dati provinciali parlano chiaro: tra il 1997 e il 2023, la superficie totale dei ghiacciai altoatesini si è drasticamente ridotta, passando da 122.2 km² a soli 72.2 km².
Il numero totale dei ghiacciai è diminuito di oltre 30 unità, mentre il numero di placche glaciali, risultato della frammentazione dei ghiacciai stessi, ha subito un aumento significativo.
Questa metamorfosi alpina, come sottolinea Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia, non è solo una perdita estetica, ma una perdita di servizi ecosistemici cruciali per la regione.
Richiede un’urgente riflessione sul modello di sviluppo turistico montano, ponendo l’attenzione sulla mitigazione dei rischi e sull’adattamento a un ambiente in profonda trasformazione.
La comprensione dei processi in atto e un monitoraggio costante sono essenziali per salvaguardare il futuro delle comunità alpine e preservare un patrimonio naturale di inestimabile valore.
È un appello a ripensare il nostro rapporto con la montagna, riconoscendo la fragilità del suo equilibrio e la necessità di un impegno collettivo per la sua protezione.