Il Velo della Devozione: Madonne Vestite e Identità Culturale nel Friuli(Chiandetti Editore; 101 pagine; 15 euro)La devozione mariana, lungi dall’essere appannaggio esclusivo delle regioni meridionali, affonda le sue radici anche nel tessuto culturale del Friuli, manifestandosi in un caleidoscopio di forme e significati che Paola Treppo esplora con rigore e sensibilità.
“Paola Treppo, Le Madonne Vestite del Friuli.
Devozione Popolare dalla Carnia a Lignano” non è semplicemente un catalogo, ma un viaggio emozionante alla scoperta di un patrimonio immateriale, un intreccio di fede, arte popolare e identità comunitaria.
La giornalista, scrittrice e fotografa ha compiuto una ricerca minuziosa, vagliando archivi, percorrendo strade e sentieri, per censire e documentare le numerose statue raffiguranti la Madonna e il Bambino Gesù disseminate nella provincia di Udine.
Un inventario che spazia da edicole votive silenziose a collezioni private gelosamente custodite, da chiese imponenti a cappelle votive nascoste lungo le vie.
Le immagini, potenti e evocative, testimoniano la varietà delle espressioni artistiche: manufatti in cera, cartapesta, porcellana, legno, ciascuno portatore di una storia locale.
Dalle frazioni di Varmo e Camino al Tagliamento a Ronchis e Taipana, da Entrampo a Enemonzo, le effigi divengono specchio delle comunità che le hanno generate e preservate.
A Bulfons, la popolazione nutre una particolare devozione verso Maria Bambina, spesso protagonista di processioni solenni.
A Paluzza, la presenza di una rara Madonna Nera, omaggio alla tradizione bavarese di Altoetting, rivela influenze culturali transfrontaliere e un legame storico con la Mitteleuropa.
L’opera di Treppo, che supera in ampiezza e profondità il catalogo dell’Erpac Fvg, testimonia la ricchezza e la complessità di un patrimonio ancora in gran parte inesplorato.
La cifra superiore a trecento manufatti censiti non segna un punto di arrivo, bensì l’inizio di un percorso di riscoperta e valorizzazione.
L’autrice sottolinea con preoccupazione il rischio di furti, conseguenza del valore artistico e storico di alcune statue, un campanello d’allarme che invita alla salvaguardia e alla protezione di questo inestimabile tesoro.
Il lavoro di Treppo offre una chiave di lettura affascinante per comprendere l’evoluzione della rappresentazione sacra nel contesto friulano.
Nei secoli passati, quando la diffusione della stampa era limitata, le statue e le immagini sacre fungevano da principale mezzo di comunicazione con il divino, veicolando messaggi e storie in un mondo prevalentemente analfabeta.
Gli artigiani, spesso ispirati dai volti dei propri cari, imprimono alle statue tratti somatici e caratteristiche locali, creando figure familiari e accessibili.
Tuttavia, la Chiesa esercitava un controllo rigoroso, imponendo standard estetici e morali per evitare eccessi e deviazioni dal culto ortodosso.
Il Concilio di Trento e le successive direttive papali hanno contribuito a plasmare l’iconografia mariana, promuovendo una rappresentazione sobria e rispettosa.
La devozione popolare, tuttavia, ha continuato a trovare espressione nella cura degli abiti, nei ricami, negli ornamenti che adornavano le statue, un’attività tradizionalmente affidata alle donne, custodi silenziose della fede.
Le statue venivano poi esposte alla comunità, protagoniste di processioni e feste religiose, in un rapporto di profonda simbiosi che ha resistito alle proibizioni e alle limitazioni imposte nel corso del tempo.
“Il Velo della Devozione” è dunque un omaggio a questa resilienza, un invito a riscoprire le radici culturali e spirituali di un territorio ricco di storia e di umanità.