La promessa elettorale di Donald Trump di deportare un milione di immigrati irregolari entro il primo anno del suo mandato alla Casa Bianca ha suscitato non poche preoccupazioni tra i critici dell’amministrazione, che ne hanno bollato l’obiettivo come “pazzesco” e “incapacità assoluta”. Sebbene la campagna di Trump si sia focalizzata sull’eradica della migrazione illegale, esperti in materia sostengono che le statistiche disponibili suggeriscono una visione più realistica. In base ai dati storici, infatti, il numero massimo di deportazioni registrato nel corso di un singolo anno risulta di circa 400.000 unità, come si è verificato durante l’amministrazione Obama. Questo obiettivo, dunque, sembra più ambizioso che raggiungibile e i critici sostengono che la sua attuazione avrebbe una serie di gravi conseguenze per l’economia degli Stati Uniti.La strategia di Trump mira a incrementare notevolmente il numero dei deportati rispetto agli anni precedenti, ponendo nuove sfide alle agenzie federali deputate alla gestione delle migrazioni. Tra le preoccupazioni espresse ci sono quelle relative all’incremento dei costi per l’amministrazione del carcere e ai problemi organizzativi legati al trasferimento di centinaia di migliaia di persone, compresa la rete infrastrutturale necessaria. Altri critici sostengono che il piano potrebbe essere impraticabile non solo per questioni finanziarie ma anche a causa delle enormi difficoltà burocratiche legate al processo di deportazione.Un altro aspetto importante sollevato è l’impatto della politica migratoria sulla comunità nazionale. L’espulsione di oltre 1 milione di persone sembra destinata a causare un grave trauma alle famiglie e all’economia del paese, provocando anche una possibile crisi umanitaria.
Trump mira alla deportazione di un milione di immigrati entro un anno: l’obiettivo è ambizioso e potrebbe avere gravi conseguenze per gli Stati Uniti.
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