lunedì 8 Settembre 2025
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Marmolada: il ghiacciaio si ritira, un allarme per il futuro.

Il ghiacciaio della Marmolada, sentinella cruciale delle Dolomiti, continua a indietreggiare, manifestando un arretramento medio di sette metri rispetto al 2024 e un progressivo assottigliamento delle sue fronti.

I risultati della Campagna Glaciologica Partecipata, un’iniziativa congiunta tra l’Università di Padova, l’ARPAV Centro Valanghe di Arabba, e il Comitato Glaciologico Italiano, dipingono un quadro allarmante, confermato da dati empirici raccolti sul posto.
Questi dati, fondamentali per un monitoraggio continuo e per una comprensione più profonda dell’impatto del cambiamento climatico a livello locale, rivelano una realtà complessa e preoccupante.

Al di là delle brevi pause, caratterizzate da nevicate occasionali come quella di fine agosto, che temporaneamente offuscano la drammaticità del processo, la tendenza al ritiro è inequivocabile.

L’analisi condotta da Mauro Varotto dell’Università di Padova evidenzia come le persistenti alte temperature estive, aggravate da precipitazioni nevose invernali insufficienti, impediscano al ghiacciaio di raggiungere un equilibrio dinamico.

L’aspetto più inquietante non è solo la diminuzione delle dimensioni, ma la progressiva esposizione del substrato roccioso, testimoniata dalla comparsa di detrito superficiale e ampie aperture che rivelano l’interno del ghiacciaio.
Questo fenomeno suggerisce un’evoluzione futura ancora più rapida e compromettente.

Il paesaggio glaciale, un tempo simbolo di potenza e stabilità, si sta rapidamente trasformando in un relitto del passato, un monito silenzioso della nostra responsabilità nei confronti dell’ambiente.
Alberto Lanzavecchia, sempre dell’Università di Padova, sottolinea le conseguenze dirette di questo declino sulla pratica dello sci.
L’incremento dell’uso di neve artificiale, con cannoni che operano a quote sempre più elevate, è una risposta emergenziale a un problema strutturale: la diminuzione della copertura nevosa naturale.
Tuttavia, questa soluzione, sebbene mirata a garantire la continuità di un’attività economica, amplifica il danno ambientale.
L’utilizzo di teli geotermici, che spuntano sempre più visibilmente dalla superficie del ghiacciaio, assume quasi la valenza di un “altare” dedicato a un modello di sviluppo dissipativo, in cui il bene comune – la criosfera – è sacrificato sull’altare del profitto e del divertimento.
Mauro Valt, rappresentante di ARPAV, sottolinea come i dati raccolti siano essenziali per aggiornare i modelli predittivi sul ritiro dei ghiacciai e per valutare le implicazioni sulla disponibilità idrica e sulla sicurezza dei territori montani.
La diminuzione del ghiaccio immagazzinato rappresenta una seria minaccia per l’approvvigionamento idrico a valle, con possibili ripercussioni sull’agricoltura e sull’ecosistema montano.

La sicurezza dei territori è altresì a rischio, in quanto il ritiro del ghiacciaio aumenta la vulnerabilità a frane e smottamenti.

La situazione richiede un ripensamento radicale del nostro rapporto con l’ambiente montano, privilegiando pratiche sostenibili e un modello di sviluppo che tenga conto della fragilità degli ecosistemi alpini.

La Marmolada non è solo un ghiacciaio, ma un indicatore cruciale dello stato di salute del nostro pianeta.

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