venerdì 29 Agosto 2025
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Alberto Trentini: Un Grido di Giustizia da Caracas

La vicenda di Alberto Trentini, cooperante veneziano ingiustamente detenuto a Caracas da oltre trecento giorni, incarna una profonda ferita alla dignità umana e solleva interrogativi urgenti sul diritto alla libertà e sul ruolo dell’Italia nella tutela dei propri cittadini all’estero.
L’appello lanciato da Alberto Barbera, direttore di Biennale Cinema, durante l’incontro promosso dall’Associazione Articolo 21, dal Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici e dall’associazione Isola Edipo, non è solo un gesto di solidarietà, ma un monito alla coscienza collettiva.

La detenzione prolungata di un individuo privo di addebiti formali, di un’accusa precisa e consolidata, rappresenta una violazione del principio di presunzione d’innocenza, cardine dei sistemi giuridici democratici.

La sofferenza inflitta alla famiglia Trentini, costretta a un’attesa straziante e priva di certezze, è inaccettabile e amplifica la gravità della situazione.

Questa vicenda trascende la dimensione individuale e si configura come un sintomo di un sistema complesso, in cui la diplomazia e il diritto internazionale si scontrano con le dinamiche politiche locali.

La Mostra del Cinema di Venezia si offre, come Barbera ha sottolineato, a fare da piattaforma di risonanza, un megafono per questa storia che necessita di visibilità.

L’impegno non si limita a una dichiarazione di intenti, ma si traduce in un concreto supporto alla famiglia e nella volontà di mantenere alta l’attenzione pubblica.
La scelta del luogo per l’incontro, la Casa degli Autori, proprio sotto il terrazzino della casa di Alberto, ha un valore simbolico potente, un legame emotivo che rafforza il senso di vicinanza e di speranza.
Il toccante messaggio letto da Armanda Colusso, la madre di Alberto, ha scavato nel cuore di tutti i presenti.

La sua richiesta disperata, un grido di madre, è un appello diretto alla comunità del cinema, al mondo del giornalismo, a tutta l’Italia.

La sua implorazione non è solo per il ritorno del figlio, ma per la giustizia, per il rispetto dei diritti umani.
L’urgenza è palpabile: ogni giorno che passa aggrava il trauma, mina la salute mentale e fisica di Alberto e dei suoi cari.
La richiesta di Armanda Colusso è chiara: il governo italiano deve intensificare il suo impegno diplomatico, esplorando ogni via possibile per ottenere la liberazione di Alberto.
La solidarietà degli artisti e dei giornalisti, come lei spera, può agire da catalizzatore, spingendo le istituzioni a un’azione più determinata.

Si tratta di un dovere morale e legale: garantire la tutela dei propri cittadini, anche quando si trovano in contesti internazionali delicati e complessi.
La liberazione di Alberto Trentini non è solo una questione umanitaria, ma un test per l’affidabilità dell’Italia come garante dei diritti fondamentali.

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