La vibrante atmosfera della Biennale di Venezia si è arricchita ieri con la celebrazione di una figura iconica dell’arte contemporanea: Meredith Monk, insignita del Leone d’oro per la carriera.
La cerimonia, presieduta da Pietrangelo Buttafuoco, Presidente della Biennale, e dalla Direttrice del settore Musica, Caterina Barbieri, ha rappresentato un omaggio a un’artista che ha ridefinito i confini tra musica, teatro, danza e arti visive, proiettando la performance vocale in territori inesplorati.
L’evento si è aperto con un gesto di profonda risonanza storica: la proiezione di un’immagine d’epoca, catturata dal fotografo Lorenzo Cappellini nel 1975 durante la direzione artistica di Luca Ronconi alla Biennale Teatro e Musica.
Quel momento, testimone delle prime apparizioni italiane di Monk, ha evocato il percorso pionieristico di un’artista che, fin dagli esordi, ha saputo incarnare l’avanguardia.
Il Leone d’oro non è solo un riconoscimento alla brillantezza individuale di Meredith Monk, ma una celebrazione di una visione artistica radicale.
La motivazione ufficiale ne sottolinea il contributo rivoluzionario, evidenziando la sua capacità di trascendere le discipline artistiche attraverso l’uso innovativo della voce.
Monk non si limita ad utilizzare la voce come strumento musicale; la eleva a linguaggio primordiale, esplorando le infinite possibilità espressive che risiedono nella sua tessitura, nel suo timbro, nel suo silenzio.
La sua ricerca si configura come un’indagine profonda sull’essenza della comunicazione umana, un dialogo intimo e universale che si dispiega al di là delle barriere linguistiche.
La sua influenza si estende a un panorama artistico vastissimo, permeando generi apparentemente distanti come la musica classica contemporanea, l’elettronica sperimentale, il jazz e la musica pop, ispirando intere generazioni di artisti a superare i limiti imposti dalle convenzioni.
La sua opera si manifesta come un’eco di un universo in perpetua trasformazione, un luogo di metamorfosi in cui l’arcaico e il futuristico coesistono in un dialogo inesauribile, come accennato nel parallelo con la mostra “La Stella Dentro”.
La presenza di Meredith Monk alla Biennale Musica 2025 non si è limitata alla cerimonia di premiazione.
Il Teatro Malibran ha ospitato un concerto speciale con l’ensemble vocale storico dell’artista, Katie Geissinger e Allison Sniffin, mentre l’installazione audiovisiva immersiva “Songs of Ascension Shrine”, esposta all’interno dell’Lsd Centre nella Sala d’Armi all’Arsenale, ha offerto al pubblico un’esperienza sensoriale unica, un viaggio interiore attraverso paesaggi sonori evocativi e immagini suggestive.
Un omaggio a un’artista che continua a sfidare le nostre percezioni e ad ampliare i confini dell’arte contemporanea.