Tosca Casadio: Un’Eco di Ribellione tra le Pietre di RomaIl rischio, per chi inseguiva l’ombra di una ribelle romana, era di cogliere l’illusione.
Invece di trovare una “Carmen”, una figura esotica e passionale, si trovarono Tosca Casadio, una donna di coraggio discreto, un’anima combattiva incarnata in un nome evocativo di arte e dramma.
La confusione dei suoi inseguitori, un errore banale ma fatale, le permise di sfuggire alla rete nazifascista che stringeva Roma durante gli anni bui.
Tosca, nata e cresciuta nella tranquilla Russi, aveva lasciato la Romagna nel 1924, spinta da un’incontenibile sete di giustizia e animata dalla rabbia suscitata dall’assassinio di Giacomo Matteotti.
La capitale, lacerata dalla violenza e dall’oppressione, divenne il teatro del suo impegno politico.
Divenne un punto di riferimento cruciale per la Resistenza, operando con discrezione nel cuore del Borgo, quartiere adiacente al Vaticano.
La sua figura si muoveva nell’ombra, un faro silenzioso per chi cercava rifugio e speranza.
Le sue azioni non si limitavano a semplici gesti di solidarietà.
Affrontò ripetutamente i nazifascisti in scontri armati, ma la sua vera forza risiedeva nella capacità di anticipare le azioni del nemico.
Grazie a una rete di informatori fidati, pedalava in bicicletta attraverso i quartieri Prati e Trionfale, avvertendo le famiglie ebree dei prossimi rastrellamenti, un atto di coraggio inaudito in un clima di terrore diffuso.
La sua abitazione, un rifugio sicuro, ospitò figure chiave del Partito Comunista, come Gian Carlo Pajetta, incarnando un’oasi di resistenza in un mare di oppressione.
La sua storia, tuttavia, è rimasta a lungo celata, un sussurro in un coro di voci più assordanti.
Forse, il suo legame con un esponente di spicco del partito, già sposato, contribuì a relegarla in un ruolo marginale.
La sua decisione di rinunciare alla tessera del PCI in segno di dissenso nei confronti dell’invasione sovietica in Cecoslovacchia nel 1968, a Praga, ne accentuò ulteriormente l’ombra.
È grazie alla tenace ricerca del nipote, Angelo Fanton, che la sua memoria è stata riportata alla luce.
Il suo rientro nelle terre natie, con le sue spoglie traslate dal Verano, accanto a quelle della madre, ha segnato un momento di profonda commozione e riconoscimento.
L’erezione di una lapide, un monito silenzioso, e l’interpretazione appassionata di Elena Bucci, con il suo monologo “Tosca Casadio: una partigiana tra Russi e Roma”, hanno restituito a questa figura un posto d’onore nella memoria collettiva.
Lo spettacolo, con le evocative musiche e percussioni di Marco Zanotti, è un’immersione nel mondo interiore di una donna che, come si legge in uno dei passaggi scritti dall’attrice, “non abbassava la testa e se c’era bisogno, aiutava”.
La sua figura si staglia come un simbolo di resilienza, un esempio di come la solidarietà e il coraggio possano resistere anche nelle circostanze più avverse.
Il ricordo del suo gesto di protezione a Rosario Bentivegna, dopo l’attentato di via Rasella, e il suo ultimo saluto a don Giuseppe Morosini, sacerdote partigiano, testimoniano la sua dedizione alla causa della libertà.
“I nemici ci sono sempre.
Ricordati che non devono tornare,” recita Elena Bucci, incarnando la voce di Tosca e ripetendo il monito che risuona ancora oggi, un appello a non dimenticare il passato.
Dopo la Liberazione, grazie al sostegno di Nenni e Togliatti, Tosca aprì un’edicola sul Lungotevere, un luogo di incontro e scambio culturale che divenne un punto di riferimento per decenni.
La sua morte, avvenuta in una casa di riposo a Mentana, non ha cancellato il suo spirito combattivo.
“Sono abituata a cavarmela da sola,” sono le ultime parole che risuonano dopo lo spettacolo, un messaggio di autonomia e forza d’animo che racchiude l’essenza di una vita dedicata alla lotta per la giustizia.
Il suo ritorno a Russi, al cimitero natio, è un ritorno alle radici, un invito a intraprendere un cammino di memoria che, altrimenti, una lapide di marmo non potrebbe mai rappresentare pienamente.
La lapide non è memoria, ma il cammino verso di essa.







