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mercoledì 29 Ottobre 2025

Il Furto d’Arte e l’Anima Umana: The Mastermind a Ottobre

Il recente clamore mediatico suscitato dall’audace furto al Louvre, un evento che ha richiamato alla mente l’idea stessa di saccheggio e perdita irreparabile, trova una suggestiva eco sullo schermo con “The Mastermind”, l’ultima opera di Kelly Reichardt.
Il film, distribuito da Mubi e in arrivo nelle sale italiane il 30 ottobre, non si limita a replicare la superficialità del genere “caper”, ma scava nell’animo umano, tessendo una riflessione sulla crisi esistenziale e sulla fragilità dell’identità nell’America dei primi anni ’70.

L’ispirazione è ancorata a un fatto realmente accaduto: il furto del 1972 al Worcester Art Museum, dove opere di Gauguin, Picasso e un allievo di Rembrandt furono sottratte con violenza.

Reichardt, figura chiave del cinema indipendente americano, reinterpreta l’evento, depotenziandone l’aspetto eclatante per concentrarsi sulla psiche di un protagonista tormentato.
J.

B.
Mooney (interpretato da un convincente Josh O’Connor), ex studente d’arte e falegname disoccupato, incarna un archetipo che la regista definisce “antieroe” mutuato dalla Nouvelle Vague, un uomo affascinante e apparentemente svincolato, le cui azioni, lungi dall’essere guidate da un piano geniale, sono espressione di una profonda insoddisfazione e di una ricerca disperata di significato.
Il film, ambientato in una cittadina del Massachusetts sull’onda delle turbolenze sociali ed economiche segnate dalla guerra del Vietnam e dallo scandalo Watergate, non si limita a ricostruire un’epoca, ma la usa come specchio per riflettere la condizione umana.

Mooney, intrappolato in una vita che percepisce come vuota e priva di prospettive, progetta un furto in un museo locale, non per avidità o ambizione, ma come atto di ribellione, un tentativo disperato di riaffermare la propria esistenza in un mondo che lo ignora.
“E’ un personaggio che mente continuamente,” sottolinea Reichardt, evidenziando come la menzogna diventi strumento di sopravvivenza in una società corrotta e alienante.
La scelta di O’Connor risponde all’esigenza di un attore capace di incarnare questa ambivalenza, un uomo che possa disorientare lo spettatore con il suo fascino e la sua apparente leggerezza.

La regia di Reichardt, caratterizzata da un approccio minimalista e un’attenzione meticolosa ai dettagli, crea un’atmosfera di crescente tensione e inquietudine, amplificando il senso di smarrimento del protagonista.

“The Mastermind” non è un semplice film sul furto d’arte; è una profonda indagine sulla condizione umana, un’analisi acuta dei meccanismi che ci spingono a mentire, a ingannare e a cercare rifugio in un mondo di illusioni, un monito sulla fragilità dei valori e sulla precarietà dell’esistenza, risuonando potentemente con le sfide e le contraddizioni del nostro tempo.
Il parallelo con la situazione politica odierna, con le sue manipolazioni e i suoi inganni, si fa evidente, rendendo il film un’opera di straordinaria attualità.

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