Le mani danzano, un’incessante litania di gesti che evocano le corde di una chitarra, mentre Alex Britti, in un ambiente intimo e carico di storia – uno studio di registrazione incastonato nel tessuto pulsante di Trastevere, Roma – dipinge a parole il suo presente artistico. Non si tratta di una semplice celebrazione, ma di una riflessione sulla traiettoria di un percorso musicale che ha segnato un’epoca.”It.Pop”, il disco che nel 1998 consacrò il suo talento, si ripropone non come un anniversario da celebrare con la solita retorica, ma come un’opportunità per decostruire, reinventare e restituire nuova linfa vitale a quelle stesse note che hanno definito un’intera generazione. Nasce così “Feat.Pop”, un progetto ambizioso che trasforma le 13 tracce originali in un mosaico di collaborazioni inedite, invitando artisti di diverse estrazioni a reinterpretare con la propria voce e sensibilità i temi e le melodie che hanno fatto la storia.Britti non si limita a ripercorrere il passato; lo mette in dialogo con il presente, creando un ponte tra la sua esperienza e quella di nuove voci, aprendo uno spazio di reinterpretazione e rinnovamento. Questo approccio, lungi dall’essere nostalgico, si configura come un atto di coraggio artistico, una sfida a superare le convenzioni e a riscoprire la freschezza intrinseca di un’opera che, pur radicata in un determinato contesto storico e culturale, continua a parlare al cuore di un pubblico vasto e diversificato.Il concerto alle Terme di Caracalla, previsto per il 22 giugno, si presenta come l’apice di questo percorso di rielaborazione e condivisione. Un palcoscenico monumentale, immerso nella storia millenaria di Roma, rappresenta per Britti il luogo ideale per restituire al pubblico l’energia e la passione che animano questo nuovo progetto. È un ritorno alle origini, un omaggio alla città che lo ha accolto e ispirato, un’occasione per celebrare la musica come collante culturale, capace di unire generazioni e di creare un senso di appartenenza. E, con un sorriso, aggiunge che le Terme, insieme all’autogrill sul raccordo, rappresentano i due luoghi, apparentemente lontani, che gli mancavano per completare il quadro della sua identità artistica romana.