L’analisi dell’Osservatorio INPS relativa alla cassa integrazione (CIG) rivela un quadro dinamico e complesso dell’andamento del mercato del lavoro italiano nel corso del 2025.
Giugno 2025 registra un picco di 46,034 milioni di ore autorizzate, segnando un’impennata significativa rispetto ai mesi precedenti e all’anno precedente, con incrementi del 6,9% rispetto a maggio e del 30,4% rispetto a giugno 2024.
Questo dato, apparentemente positivo, necessita di essere contestualizzato all’interno di un quadro più ampio, che include le fluttuazioni trimestrali e l’andamento settoriale.
Il secondo trimestre del 2025 vede un calo del 22,3% delle ore autorizzate rispetto al primo trimestre, portando il totale a 137,1 milioni.
Questa riduzione, sebbene preoccupante, va interpretata alla luce del confronto con il secondo trimestre del 2024, quando le ore autorizzate erano state inferiori (120,6 milioni), indicando una tendenza generale all’aumento del ricorso alla CIG.
La somma delle ore autorizzate nei primi sei mesi dell’anno (305,5 milioni) evidenzia un aumento complessivo del 21,83% rispetto allo stesso periodo del 2024, a testimonianza di una crescente instabilità occupazionale che richiede un’analisi più approfondita.
Un elemento cruciale da considerare è il tasso di utilizzo delle ore autorizzate.
Tra gennaio e aprile 2025, questo tasso si attesta al 19,5%, inferiore rispetto al 21,17% dello stesso periodo del 2024.
Questa diminuzione potrebbe riflettere una maggiore cautela da parte delle aziende nell’attivazione della CIG, oppure una migliore gestione delle risorse umane e una riduzione delle crisi produttive, oppure, più probabilmente, una combinazione di fattori.
L’analisi settoriale rivela un’andamento particolarmente critico nel settore metalmeccanico.
L’incremento della CIG straordinaria in questo settore è vertiginoso, con un aumento dell’80,41% a giugno 2025 rispetto all’anno precedente, e un incremento complessivo del 56,66% nei primi sei mesi dell’anno.
Questa situazione riflette le difficoltà strutturali che affliggono il settore, dovute alla concorrenza internazionale, all’aumento dei costi energetici e alla transizione verso tecnologie più avanzate che richiedono nuove competenze.
L’aumento della CIG straordinaria nel metalmeccanico, quindi, non è un fenomeno isolato, ma un campanello d’allarme che indica una crisi più profonda e una necessità di interventi mirati per sostenere l’occupazione e favorire la riconversione industriale.
La crescente dipendenza dalla CIG straordinaria suggerisce una difficoltà sistemica nel gestire le fluttuazioni del mercato e una potenziale carenza di strategie a lungo termine per la competitività e la resilienza del settore.
La situazione richiede un’attenta valutazione delle politiche di sostegno all’occupazione e della necessità di promuovere investimenti in innovazione e formazione professionale per garantire un futuro sostenibile per il settore metalmeccanico e per l’intera economia italiana.