A Genova, nel cuore pulsante del quartiere di Castelletto, una targa marmorea svela un frammento di poesia, un’eco del pensiero di Giorgio Caproni: “Quando mi sarò deciso d’andarci in Paradiso / Ci andrò con l’ascensore di Castelletto”. L’iscrizione, incastonata nella facciata del civico 23 di via Bernardo Strozzi, non è un mero gesto commemorativo, ma una dichiarazione d’amore, una sintesi della complessa relazione tra il poeta livornese e la città che lo accolse e ispirò.L’iniziativa, frutto dell’associazione GenovApiedi, si configura come un atto di riconoscimento verso una figura imprescindibile della letteratura italiana del Novecento, un intellettuale che, pur originario di Livorno, ha trovato a Genova il terreno fertile per la sua fioritura artistica e umana. Il legame, reciproco e profondo, tra Caproni e Genova trascende la mera adesione geografica; si radica in un senso di appartenenza palpabile, espresso dal poeta stesso con parole che ne definiscono la città come “la più mia”, un luogo intriso di memoria e significato, dove “ogni pietra è legata alla mia storia”.La cerimonia di inaugurazione, a cui hanno presenziato figure di spicco del panorama culturale e amministrativo genovese, come l’assessore Emilio Robotti e gli studiosi Stefano Verdino e Francesco Macciò, ha visto la risonanza suggestiva di poesie caproniane, tra cui la celebre *Litania*, interpretate con passione da Rossella Pitacco, anima dell’associazione GenovApiedi, e dal poeta-artista di strada Luca Bertoncini.L’assessore Robotti ha sottolineato come, nonostante un soggiorno relativamente breve, poco più di quindici anni, Caproni si sia sentito profondamente radicato a Genova, rivendicando con orgoglio un legame che si estendeva oltre il piano culturale, abbracciando anche il territorio dell’entroterra trebbiese, teatro della sua esperienza partigiana durante la Resistenza. Quest’omaggio, quindi, non è solo un riconoscimento alla sua opera letteraria, ma anche alla sua testimonianza di impegno civile e coraggio.Massimo Colucci, presidente di GenovApiedi, ha ripercorso la genesi dell’idea, nata due anni prima dalla socia Rossella Pitacco, residente proprio nel palazzo che fu dimora del poeta. La realizzazione di questo gesto simbolico riflette un profondo affetto e gratitudine verso un artista capace di cogliere e trasmettere, con sensibilità unica, la bellezza intrinseca di Genova: la sua vertigine, la sua aria rarefatta, le sue scale che si inerpicano verso il cielo. La targa, donata dall’amico Roberto D’Avolio, si configura come un monumento alla memoria di un poeta che ha saputo distillare l’essenza di una città, elevandola a immagine poetica universale. L’ascensore di Castelletto, simbolo di un viaggio immaginario verso il Paradiso, diventa così metafora di un’ascesa spirituale, un invito a contemplare la bellezza del mondo attraverso le parole di un grande poeta genovese.
Caproni a Genova: una targa poetica tra cielo e ascensore.
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