cityfood
cityeventi
martedì 4 Novembre 2025

Praga a destra: nuova era politica e scontro con l’Europa.

La Repubblica Ceca si appresta a inaugurare un’era politica inedita, segnata da un accordo di coalizione che configura un governo di chiara impronta conservatrice e con posizioni critiche nei confronti dell’integrazione europea.

L’intesa, sancita tra il movimento ANO guidato dal leader politico Andrej Babiš, il partito degli Automobilisti e Libertà e il movimento Democrazia Diretta, rappresentata dalla figura controversa del ceco-nipponico Tomio Okamura, assegna alla coalizione una solida maggioranza con 108 seggi su 200 nel parlamento.

Questa nuova configurazione politica promette di ridefinire il ruolo della Repubblica Ceca nel panorama europeo, con implicazioni significative per le politiche ambientali ed economiche.
La presenza del partito degli Automobilisti, noto per la sua affiliazione al gruppo Esn (Europa della Libertà e della Direzione) al Parlamento Europeo, un raggruppamento politico di estrema destra, sottolinea l’orientamento ideologico della coalizione.

Parallelamente, il movimento Democrazia Diretta, parte del gruppo dei Patrioti al Parlamento Europeo, condivide un’agenda incentrata su temi di sovranità nazionale e critica nei confronti delle politiche europee.

L’approccio pragmatico di ANO, pur mantenendo una certa ambiguità, si allinea con le posizioni più nazionaliste degli altri due partiti, creando una forza politica coesa nel contrasto all’agenda europea.
Tra gli obiettivi primari del futuro governo, come riportato da Politico, figura il tentativo di ostacolare, e potenzialmente bloccare, l’implementazione di ETS2, il sistema di scambio di emissioni proposto dalla Commissione Europea, previsto per il 2027.
Questa iniziativa rappresenta un primo, significativo passo in una più ampia strategia di opposizione al Green Deal europeo, che la Repubblica Ceca intende contestare attivamente.

La posizione anti-europeista, lungi dall’essere un mero capriccio politico, riflette una crescente insofferenza verso le direttive provenienti da Bruxelles, percepita come un’ingerenza nella sovranità nazionale e un freno alla competitività economica del paese.
Il Green Deal, in particolare, è visto come un fardello finanziario e burocratico, che penalizzerebbe le industrie ceche e limiterebbe la libertà di scelta energetica.

Questa coalizione, dunque, non solo segna un cambiamento politico interno, ma potrebbe anche innescare una nuova fase di tensioni e negoziazioni tra la Repubblica Ceca e l’Unione Europea, con potenziali ripercussioni sull’equilibrio di potere all’interno del blocco comunitario e sulla transizione verso un’economia più sostenibile.
Il futuro governo dovrà navigare con cautela, bilanciando le promesse di cambiamento con le conseguenze di un isolamento internazionale.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap