L’Area Marina Protetta della Gaiola: un grido d’allarme tra biodiversità a rischio e promesse disatteseUn imponente lenzuolo giallo, un messaggio chiaro e diretto: “Basta Scarichi”. Greenpeace, in segno di protesta, ha dispiegato un’azione simbolica nell’area Marina Protetta della Gaiola, affiancando l’impegno dei gestori locali contro un piano comunale che prevede l’installazione di un secondo scarico diretto, in caso di maltempo, nelle acque di questa preziosa riserva. La Gaiola, un gioiello naturalistico a rischio, si erge a simbolo di una problematica più ampia: il disallineamento tra politiche di tutela ambientale e realtà operative nel nostro Paese.L’azione di Greenpeace non è un episodio isolato, ma il culmine di una battaglia protrattasi nel tempo, alimentata da un ricorso in attesa di giudizio presso il Tar. Il progetto, finanziato con risorse PNRR, appare in dissonanza con lo status di area speciale di conservazione, un’area in cui già esiste uno scarico preesistente. La decisione di raddoppiare questa infrastruttura, come denunciato da Valentina di Miccoli di Greenpeace, rivela una preoccupante superficialità nella valutazione d’impatto ambientale, particolarmente in contrasto con le iniziative di riqualificazione ecologica attuate a terra. Questa disparità riflette un trend più ampio: la cronica sottovalutazione dell’importanza della tutela marina, come evidenziato dal divario abissale tra i finanziamenti destinati ai parchi terrestri (80 milioni di euro annui) e quelli destinati alle aree marine protette (solo 8 milioni).La comunità scientifica internazionale, nel recente Forum di Nizza, ha lanciato un monito chiaro: per scongiurare il collasso della biodiversità marina, è imperativo proteggere almeno il 30% dei mari e degli oceani entro il 2030. L’Italia, pur avendo aderito a questo impegno, si è sottratta alla ratifica, evidenziando una reticenza a tradurre gli accordi internazionali in azioni concrete.Maurizio Simeone, direttore dell’area marina protetta della Gaiola, sottolinea l’incoerenza del piano, che avrebbe dovuto prevedere l’eliminazione del primo scarico, anziché la sua duplicazione. L’azione congiunta di Greenpeace e delle associazioni ambientaliste si fa portavoce di una crescente consapevolezza collettiva sull’inquinamento marino e sulla necessità di proteggere il nostro patrimonio naturale. L’appello è rivolto alle istituzioni e ai cittadini: fermare questo progetto, ancora in tempo, per preservare il futuro del mare e delle generazioni a venire. L’esempio della Coppa America, dove è stato possibile rivedere progetti in corso, solleva interrogativi sull’incoerenza delle decisioni politiche e sulla necessità di un approccio più sensibile alle istanze della cittadinanza, dei tecnici e degli scienziati. La speranza è che la mobilitazione civile e l’impegno costante possano portare a un cambiamento di rotta, riconciliando le ambizioni di sviluppo con la salvaguardia del nostro ambiente marino.
Gaiola: Greenpeace lancia l’allarme, biodiversità a rischio
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