Napoli, un’epifania urbana. Per Trudie Styler, regista, attrice e produttrice britannica, la città partenopea non si è rivelata semplicemente una location, ma un’esperienza trasformativa, un amore profondo che ha dato vita al documentario ‘Posso entrare? An Ode to Naples’. La sua scoperta, avvenuta in un contesto professionale – la realizzazione di un film commissionato da Rai Cinema e Mad Entertainment – si è trasformata in un’immersione emotiva, un viaggio introspettivo nel cuore pulsante di una metropoli complessa e contraddittoria.A differenza di esperienze pregresse in altre città italiane – Roma, Pisa, la costiera amalfitana – Napoli si è presentata come un enigma, un territorio inesplorato che necessitava di un approccio nuovo e rispettoso. “Non conoscevo affatto la città,” ammette Styler, sottolineando come l’opportunità di avere la “carta bianca” per il progetto abbia alimentato il desiderio di penetrare l’essenza napoletana, di svelarne i segreti, di ascoltarne le voci silenziose.Il titolo del documentario, una domanda semplice ma carica di significato – “Posso entrare?” – incarna la filosofia che ha guidato l’intero progetto. È il risultato di innumerevoli momenti di avvicinamento, di tentativi di dialogo, di richieste di permesso a bussare alle porte, osservare dalle finestre, condividere uno spazio di ascolto. Ogni volta, la risposta positiva – “Sì, entra, vieni” – si è rivelata un gesto di apertura, un invito a confidare, a condividere storie di vita, di speranze, di sofferenze. Questa accoglienza inaspettata ha costruito un ponte di fiducia, un terreno fertile per la narrazione di un popolo.‘Posso entrare?’ è un mosaico di storie, un caleidoscopio di voci che riflettono la pluralità della realtà napoletana. Dalle vicende quotidiane di una casalinga alla memoria vivida di Norma, campionessa di nuoto che ha vissuto eventi storici cruciali, il documentario dipinge un affresco umano complesso e profondo. Accanto a queste testimonianze individuali, emergono figure chiave del panorama sociale e culturale napoletano: Padre Antonio Loffredo, simbolo di rinascita per il Rione Sanità; Roberto Saviano, voce critica e coraggiosa; Alessandra Clemente, figlia di una vittima della camorra; le attiviste di Forti Guerriere, impegnate nella lotta contro la violenza domestica.La colonna sonora del film, altrettanto evocativa, intreccia elementi musicali che spaziano dal rap al blues, riflettendo la ricchezza e la diversità culturale della città. L’apertura del documentario è affidata a Clementino, il cui brano rap ripercorre la millenaria storia partenopea in soli tre minuti e trenta secondi. Un momento di grande impatto emotivo è il cameo di Sting, che suona una chitarra realizzata con il legno recuperato dai barconi dei migranti, creando un’atmosfera di profonda commozione sotto le finestre sbarrate del carcere di Secondigliano. Un gesto simbolico, espressione di impegno sociale e umanitario, condiviso dalla coppia Styler-Sting.La regista, che vanta una lunga e variegata carriera artistica, dalla recitazione teatrale alla produzione indipendente, riflette con un sorriso le sfide e le gioie del processo creativo. “Non ho mai bevuto tanto caffè nella mia vita,” confessa, svelando la sua dipendenza dall’espresso, motore inesauribile di energia durante le lunghe giornate di riprese.‘Posso entrare?’ non è solo un documentario, ma un atto d’amore verso Napoli, un inno alla resilienza e alla bellezza di un popolo che, nonostante le difficoltà, continua a guardare al futuro con speranza. È un invito a superare le barriere, ad aprire le porte, a lasciarsi emozionare dalla forza e dalla fragilità di un’esperienza umana condivisa.
Napoli, un’epifania: il documentario di Trudie Styler.
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