La recente tappa a Pompei del Premio Strega, nell’ambito della sua 79ª edizione, ha rappresentato un’immersione profonda nelle dinamiche familiari, nel peso del passato e nella ricerca di senso attraverso la narrazione. Lungi dall’essere una mera vetrina letteraria, l’evento si è configurato come un crogiolo di esperienze, un’occasione per confrontarsi con le voci di cinque autori che, con sensibilità e coraggio, hanno affrontato temi di cruciale importanza per il nostro tempo: il conflitto generazionale, il trauma, la memoria e la precarietà dell’esistenza.Andrea Bajani, con “L’anniversario”, Paolo Nori e il suo “Chiudo la porta e urlo”, Elisabetta Rasy e il suo evocativo “Perduto è questo mare”, Nadia Terranova in “Quello che so di te” e Michele Ruol, presente in video con “Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia’”, hanno offerto prospettive diverse ma interconnesse, esplorando le ferite aperte di un’epoca segnata da incertezze e fragilità. La presenza di un “padre” – figura autoritaria o guida spirituale – si è rivelata un filo conduttore ricorrente, incarnando il peso delle aspettative, la difficoltà di liberarsi da modelli imposti e la necessità di trovare la propria identità. Ma questo “padre” non è solo figura genitoriale; si estende al ruolo dell’autore, del mentore, del custode della memoria, che, come un padre, cerca di trasmettere valori e conoscenze, ma che a volte, paradossalmente, si rivela un ostacolo alla crescita.Il dolore, in particolare quello legato alla perdita, si è manifestato come un catalizzatore di trasformazione, un evento capace di sconvolgere le certezze e di aprire nuove prospettive. La morte dei figli, immaginata o reale, ha generato un senso di colpa, di rimpianto, ma anche una rinnovata consapevolezza della fragilità della vita e dell’importanza di costruire relazioni autentiche. La narrazione, in questo contesto, non è semplicemente un intrattenimento o una forma d’arte; è uno strumento terapeutico, un modo per elaborare il trauma, per dare un senso al dolore, per dare voce ai silenzi, per ricostruire un’identità smarrita. I dialoghi con le giurie studentesche del Liceo Caccioppoli, dell’IIS Pacinotti e del Liceo Pascal, moderati dal giornalista Angelo Cerulo, hanno sottolineato l’importanza di coltivare la capacità di ascolto e di interpretazione, di sviluppare un pensiero critico e di confrontarsi con le complessità del mondo. L’evento, promosso dal Comune di Pompei con il supporto dell’assessora Pina Piedepalumbo, ha trasformato la città in un centro pulsante di cultura, offrendo ai cittadini un’opportunità unica di incontrare gli autori e di riflettere sul potere della parola. La promozione della lettura come strumento di crescita, soprattutto per le nuove generazioni, rappresenta un investimento nel futuro, un impegno a costruire una società più consapevole, più empatica e più resiliente, capace di affrontare le sfide del presente e di immaginare un domani migliore. Pompei, custode di un passato millenario, ha così riscoperto il suo ruolo di ponte tra storia e contemporaneità, tra memoria e speranza.
Strega a Pompei: Tra memoria, dolore e ricerca di senso.
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