L’atmosfera all’Ippodromo di San Siro era elettrica, un’onda palpabile di attesa che si propagava tra ventimila anime. Un’affluenza significativa, un crogiolo di generazioni unite dalla passione per i Duran Duran, con un numero considerevole di spettatrici che avevano visto in quei volti, un tempo simbolo di gioventù e ribellione, un riflesso di un’epoca ormai lontana ma ancora vivida nella memoria. L’apertura del concerto, affidata a Les Votives, non passò inosservata: la band, con un gesto inatteso e carico di significato, sventolò una bandiera palestinese appuntata sulla chitarra, un atto che suscitò un brusio di commenti e una riflessione momentanea, prima che l’energia contagiosa dei Duran Duran prendesse il sopravvento.L’esibizione dei Duran Duran si aprì con l’imponente intro di “Velvet Newton”, brano estratto dal loro album del 2021, “Future Past”. Ma fu subito dopo, con l’esplosione di “Night Boat”, del 1981, uno dei primi successi della band, che il pubblico si scatenò in un’esultanza collettiva. La sequenza proseguì incalzante con “Wild Boys”, un inno all’energia giovanile e all’audacia che ancora oggi risuona potente.Simon Le Bon, carismatico frontman, si mosse sul palco con la sicurezza di chi ha conquistato un intero universo musicale. Indossando una camicia nera e jeans dorati, incarnava l’eleganza ribelle che ha sempre contraddistinto i Duran Duran. Il suo sguardo si posò sul pubblico, un mare di volti in festa, e la sua voce si fuse in un coro unico con le parole di “Wild Boys”.L’energia si mantenne alta con “Hungry Like the Wolf”, un brano iconico estratto da “Rio”, l’album del 1982 che consacrò la band come uno dei gruppi più importanti degli anni Ottanta. La canzone divenne un vero e proprio mantra, un inno all’estasi e alla voglia di evasione.Il momento di interazione con il pubblico fu particolarmente intenso. “Ehi Milano, come stai?” La risposta fu un boato assordante. Le Bon poi giocò con un’accattivante associazione di idee: “Now it’s time to Bond,” un riferimento diretto al loro contributo alla colonna sonora di “A View to a Kill”, il film del 1985 con Roger Moore nei panni di James Bond. La collaborazione con la saga di 007 rappresentò un punto di svolta nella carriera dei Duran Duran, proiettandoli verso un pubblico ancora più vasto e consolidando il loro status di icone pop.Il concerto non fu solo un mero ripercorrere i successi, ma un vero e proprio viaggio nel tempo, una celebrazione della musica che ha segnato un’epoca e continua a ispirare nuove generazioni. Un’esperienza emotiva condivisa tra artisti e pubblico, un momento di pura magia che ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica italiana.
Duran Duran a San Siro: un concerto tra ricordi e attualità
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