Un’ondata di micro-criminalità ha recentemente scosso la tranquillità di Potenza, portando alla luce una problematica che, seppur isolata nel contesto urbano lucano, solleva interrogativi profondi sulle dinamiche sociali e sulla sicurezza percepita. Tre episodi distinti – una rapina, due furti con strappo – hanno colpito tre donne nei pressi del Parco Mondo, nel quartiere Poggio Tre Galli, in un arco temporale ristretto, dal 23 maggio al 13 giugno. L’inattesa gravità di questi eventi, in una città tradizionalmente considerata un’oasi di sicurezza rispetto ad altre realtà urbane, ha generato un diffuso allarme sociale. La percezione di sicurezza, pilastro fondamentale per il benessere collettivo, è stata intaccata, risvegliando inquietudini e interrogativi sulla capacità delle istituzioni di garantire la protezione dei cittadini.Le indagini, meticolosamente condotte dalla Polizia, hanno portato all’identificazione e alla conseguente applicazione di due misure cautelari nei confronti di due minorenni, presunti responsabili dei reati. La scelta di un regime di restrizione presso una comunità educativa per uno dei due, e la permanenza domiciliare per l’altro, riflette la complessità del fenomeno giovanile delinquente e l’esigenza di un approccio multidisciplinare che coniughi la prevenzione, il recupero sociale e la tutela della collettività.L’emissione delle misure cautelari rappresenta un atto di risposta immediata, ma non esaurisce la questione. Questi episodi non sono fenomeni isolati, ma sintomatici di un disagio più profondo che affligge alcune fasce di popolazione giovanile. La precarietà economica, la disintegrazione familiare, la marginalizzazione sociale, la mancanza di opportunità educative e formative possono contribuire a innescare percorsi di devianza e a spingere i giovani verso comportamenti illegali.La vicenda solleva, pertanto, la necessità di una riflessione più ampia e di un impegno concreto da parte di tutti gli attori sociali – istituzioni, scuole, famiglie, associazioni – per affrontare le cause alla radice del problema. È imperativo rafforzare i servizi di sostegno alla genitorialità, promuovere l’integrazione sociale, offrire opportunità di crescita personale e professionale, e contrastare ogni forma di esclusione e marginalizzazione. Solo attraverso un’azione sinergica e coordinata sarà possibile restituire alla comunità potentina la serenità e la sicurezza che le sono proprie. La risposta non può limitarsi alla punizione, ma deve mirare al recupero e alla riabilitazione, offrendo ai giovani alternative concrete e opportunità di riscatto sociale. Il futuro della città dipende anche dalla capacità di proteggere e valorizzare i suoi giovani, offrendo loro un futuro di speranza e di opportunità.
Micro-criminalità a Potenza: allarme sociale e nuove misure
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