La situazione precaria del Consorzio di Bonifica Agrigento 3, e le conseguenti difficoltà economiche che affliggono i suoi 260 dipendenti, hanno generato un clima di profonda insoddisfazione, culminato in uno stato di agitazione sindacale e una assemblea permanente. I rappresentanti di CGIL, CISL e UIL, dopo un incontro con il commissario straordinario Baldassare Giarraputo, hanno espresso un giudizio severo sull’impegno profuso per il superamento della crisi, giudicandolo inadeguato a risolvere l’urgenza che attanaglia la forza lavoro.Il nucleo della vertenza ruota attorno all’accumulo di quattro mensilità non corrisposte, un debito che grava pesantemente sulle famiglie dei lavoratori e che ha generato un senso di abbandono e incertezza. Sebbene il Consorzio abbia provveduto all’accredito delle risorse necessarie per liquidare un’unica mensilità, e abbia preannunciato la rapida emanazione di un decreto per saldare un secondo pagamento, la fiducia dei lavoratori appare fragile.La possibilità di disporre di un contributo straordinario di 2,9 milioni di euro, approvato recentemente dall’Assemblea Regionale Siciliana (ARS), rappresenta un barlume di speranza, ma è offuscato da una preoccupazione ben fondata. L’esperienza recente di pignoramenti dei conti correnti del Consorzio, che hanno materialmente impedito l’erogazione degli stipendi, alimenta il timore che le risorse destinate ai lavoratori possano essere “derubate” da creditori del Consorzio, proiettando un’ombra di sospetto sulla gestione finanziaria e sulla trasparenza delle operazioni. Questa vicenda espone, inoltre, una problematica strutturale di governance del Consorzio, dove le priorità finanziarie sembrano essere altre rispetto al diritto fondamentale dei lavoratori di ricevere la retribuzione per il lavoro svolto.La risposta sindacale è stata immediata e decisa. I lavoratori hanno proclamato un giorno di sciopero totale, un segnale inequivocabile dell’intenzione di non recedere dalla rivendicazione dei propri diritti. La mobilitazione, supportata dalle organizzazioni sindacali, sottolinea che la revoca dello stato di agitazione è subordinata al completo saldo degli arretrati, non solo come adempimento contrattuale, ma come riaffermazione del rispetto dovuto alla dignità e al benessere dei lavoratori, elemento imprescindibile per la ripresa di un rapporto di fiducia con l’ente. La vicenda, al di là dell’immediata emergenza salariale, solleva interrogativi più ampi sulla sostenibilità del Consorzio, sulla sua capacità di garantire la continuità operativa e sulla necessità di un intervento più incisivo da parte delle istituzioni regionali per scongiurare il rischio di una crisi sistemica che coinvolga l’intera comunità agraria.
Stato di agitazione al Consorzio Agrigento 3: i lavoratori chiedono chiarezza.
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