Il dibattito sull’impatto del nuovo sistema di tassazione del reddito delle persone fisiche (IRPEF) si infiamma, sollevando interrogativi sull’effettiva capacità di sostegno ai lavoratori dipendenti, soprattutto quelli appartenenti ai ceti medio-bassi. Le recenti osservazioni dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio hanno evidenziato una potenziale contrazione degli effetti benefici previsti dal governo, un fenomeno che si manifesta con una riduzione, seppur parziale, dei vantaggi derivanti dalle misure di agevolazione fiscale.La dinamica in gioco è quella del cosiddetto “fiscal drag”, un meccanismo strutturale che, in contesti inflazionistici, tende a comprimere la progressività del sistema fiscale. In parole semplici, l’aumento generalizzato dei prezzi – anche se modesto, come nel caso di un’inflazione del 2% – spinge i redditi nominali verso l’alto. Questa crescita, se non adeguatamente compensata da una rivalutazione delle aliquote fiscali, fa sì che i lavoratori si ritrovino a gravare su fasce di reddito imponibile più elevate, riducendo così il beneficio fiscale percepito.Il viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, ha voluto stemperare le preoccupazioni, sottolineando la consapevolezza del governo di fronte a questa problematica. Ha riconosciuto la presenza del fiscal drag come una conseguenza inevitabile in un contesto inflazionistico, ma ha assicurato che sono in corso valutazioni e studi per attenuarne l’impatto.Tuttavia, il problema va ben oltre una semplice correzione marginale. Il fiscal drag rappresenta una sfida strutturale che richiede un’analisi più approfondita. La progressività dell’IRPEF, pilastro fondamentale del sistema di welfare italiano, rischia di essere erosa se non si interviene con strumenti efficaci. Non si tratta solo di adeguare le soglie di reddito, ma anche di ripensare la struttura stessa del sistema fiscale, tenendo conto delle nuove dinamiche del mercato del lavoro e dell’evoluzione dei costi della vita.Inoltre, è necessario considerare che l’inflazione, pur essendo contenuta, incide in modo sproporzionato sui nuclei familiari a basso reddito, che destinano una quota maggiore del proprio stipendio alla copertura dei beni di prima necessità. Un’erosione del potere d’acquisto, anche se minima, può avere conseguenze significative sulla qualità della vita e sull’accesso ai servizi essenziali.Le prossime mosse del governo saranno cruciali per ristabilire la fiducia dei cittadini e garantire che le misure di sostegno fiscale raggiungano effettivamente coloro che ne hanno più bisogno. Un intervento mirato e ben congegnato non solo mitigherà l’effetto del fiscal drag, ma rafforzerà anche la coesione sociale e la sostenibilità del sistema di welfare nazionale. La sfida è complessa, ma l’opportunità di costruire un sistema fiscale più equo e progressivo è troppo importante per essere ignorata.