Riaffermare un’ascolto attivo del territorio, tradotto in azioni concrete e incisive, rappresenta il fulcro della strategia congressuale che la Uil intende perseguire, sia a livello nazionale che regionale.
Questa impostazione, presentata dal segretario regionale della Uil Basilicata, Vincenzo Tortorelli, durante il Consiglio nazionale a Roma, si articola attorno a tre pilastri fondamentali: un’attenzione radicale alle specificità locali, un’azione contrattuale proattiva e una visione unitaria che affondi le sue radici nelle sfide e nelle opportunità del Mezzogiorno.
L’esperienza ‘On the Way 131’, un percorso itinerante nei comuni lucani volto all’incontro diretto con le comunità, le amministrazioni locali, i lavoratori, gli imprenditori e gli studenti, ha confermato la necessità di abbandonare approcci generalizzanti e di co-costruire soluzioni condivise.
Non si tratta di imporre soluzioni predefinite, ma di costruire insieme un futuro sostenibile, valorizzando il capitale umano e le risorse locali.
La Confederazione, in sinergia con le sue categorie, sta esercitando una pressione costruttiva sulla Regione per riorientare le politiche verso le priorità cruciali: la creazione di opportunità lavorative di qualità, uno sviluppo economico equilibrato, un sistema sanitario efficiente e accessibile, una scuola inclusiva e servizi pubblici essenziali.
L’impegno della Uil si manifesta con una partecipazione attiva e propositiva, superando la mera critica e affrontando direttamente le questioni aperte.
La piattaforma negoziale della Uil si concentra su elementi imprescindibili per il benessere dei lavoratori e lo sviluppo del territorio: salari adeguati che garantiscano una vita dignitosa, processi di rinnovo contrattuale tempestivi e trasparenti, un’azione decisa contro il lavoro precario e impoverito, e un rafforzamento delle misure di sicurezza sul lavoro.
Il Mezzogiorno, con la sua resilienza e la sua identità, ci ricorda una verità fondamentale: la dimensione ridotta non implica marginalità.
Al contrario, le aree interne, i piccoli borghi, i contesti apparentemente periferici, rappresentano un vero e proprio laboratorio di innovazione, un banco di prova per soluzioni che, se efficaci, possono essere replicate su scala nazionale.
L’attenzione a queste realtà locali non è un atto di pietà, ma una strategia lungimirante per costruire un futuro più equo e sostenibile per l’intero Paese, un futuro che affonda le sue radici nella conoscenza profonda del territorio e nella valorizzazione del suo potenziale inespresso.
Si tratta di ripensare lo sviluppo non come un processo unidirezionale verso i grandi centri, ma come un’opportunità di rigenerazione diffusa, che partendo dai luoghi più piccoli, possa illuminare il cammino dell’intera nazione.







