La recente sentenza n. 346/25 del Tribunale di Frosinone ha riacceso un dibattito cruciale nell’ambito del controllo della velocità stradale, evidenziando una distinzione fondamentale spesso trascurata: la differenza tra la mera taratura di un autovelox e la sua effettiva verifica operativa. La decisione, che ha portato all’annullamento di una multa contestata a Veroli e alla condanna della Prefettura al pagamento delle spese legali, solleva interrogativi significativi sulla validità delle sanzioni amministrative basate sulla documentazione fornita da questi dispositivi.Il caso in questione, originariamente respinto dal Giudice di Pace, coinvolgeva un verbale elevato sulla superstrada Sora-Frosinone, basato su una fotografia scattata dal dispositivo installato al chilometro 17+800. L’automobilista aveva contestato la multa, ma la prima decisione si era schierata a favore dell’amministrazione. Il Tribunale, tuttavia, ha ribaltato questa precedente valutazione, con un ragionamento che va ben oltre la semplice conformità legale.La sentenza sottolinea che la certificazione della taratura, ovvero la verifica iniziale e periodica dell’accuratezza delle misurazioni effettuate dal sistema, non è sufficiente a garantire la validità di una contravvenzione. È altrettanto, se non più, importante dimostrare che l’autovelox operi correttamente nel tempo, verificando la sua capacità di mantenere la precisione delle misurazioni in condizioni reali di utilizzo. Questo implica controlli regolari che tengano conto di fattori ambientali (variazioni di temperatura, umidità, condizioni di illuminazione) e di usura del dispositivo stesso.La prova della funzionalità, come evidenziato dal giudice, rappresenta un pilastro fondamentale per assicurare la legittimità della sanzione. Si tratta di un principio cardine nel diritto amministrativo, che mira a tutelare il diritto di difesa del cittadino e a prevenire abusi di potere da parte dell’amministrazione. La mera presentazione di un certificato di taratura non esonera l’ente pubblico dall’onere di dimostrare che il dispositivo, al momento della contestazione, fosse in grado di fornire misurazioni accurate e affidabili.Questa sentenza apre un ventaglio di implicazioni pratiche. Si prevede un aumento dei ricorsi contro le multe elevate con autovelox, basati sull’assenza di prove che attestino la corretta funzionalità del dispositivo. Le prefetture e gli enti locali saranno chiamati a rafforzare i controlli, non limitandosi alla taratura iniziale, ma implementando un sistema di monitoraggio continuo delle prestazioni degli autovelox. La decisione del Tribunale di Frosinone, in definitiva, rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti dei cittadini e nella garanzia di una giustizia amministrativa più rigorosa e trasparente. La validità di un verbale, quindi, non può basarsi solo sulla conformità formale, ma deve riflettere una reale e verificabile accuratezza operativa del dispositivo.
Autovelox: Taratura non basta, la sentenza apre un caso nazionale
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